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lunedì 28 dicembre 2020

"IL MIO SCIASCIA" RICORDANDO GLI ANNIVERSARI. Con annotazioni critiche di Claude Ambrosie e Antonio Di Grado

Ricordi e testimonianze
 tra il trentennale della  morte (1989-2019)
 e il centenario della nascita (1921-2021) 




"Ormai, il nome di Sciascia è legato a Racalmuto come quello di Pirandello ad Agrigento. Ma il rapporto è problematico, letterariamente s'intende, come ha mostrato Piero Carbone, un giovane intellettuale racalmutese..." Claude Ambroise,  "Fortuna critica" in L. Sciascia, Opere 1984-1989, a cura di Claude ambrosie, Bompiani, Milano 1991.
*
"Di Sciascia e Racalmuto ha scritto, con intelligenza d'amore, il racalmutese Piero Carbone." Antonio Di Grado, "Dopo Sciascia"  in  AA.VV, Nelle regioni dell'intelligenza. Omaggio a Leonardo Sciascia, Pungitopo Editrice, Marina di Patti 1992.
*
"E ci pare che le analisi recenti di Piero Carbone e di Gesualdo Bufalino postulino una genesi del testo affine alla nostra". Antonio Di Grado, "Per un commento all'ultimo capitolo di Le Parrocchie di Regalpetra" Ibidem 1992

martedì 25 febbraio 2020

QUANDO CLAUDE AMBROISE DIVENNE CITTADINO ONORARIO RACALMUTESE. Una testimonianza epistolare.

Un prezioso ricordo del caro Claude Ambroise che Sciascia definiva "il mio critico", 
autore di una delle prime monografie sciasciane
nonché curatore dell'opera omnia in tre volumi per le edizioni Bompiani.
La sua conoscenza, la sua stima, la sua amicizia,
per me, un dono, direi un inaspettato lascito. 
Pubblico dopo tanti anni la seguente lettera perché credo trascenda la mera corrispondenza personale:
se ne evincono gratitudine e felicità per essere stato riconosciuto ad honorem
 concittadino del suo Leonardo, concittadino dei suoi concittadini. 
E tra i più autentici.



"Agrigento oggi"- Periodico di commento e opinioni diretto da Umberto Trupiano.
Anno I numero 2 - Luglio-Agosto 1990


Claude Ambroise
ph ©Piero Carbone

Un ricordo di Andrea Verri per Gli Amici di Sciascia

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venerdì 23 novembre 2018

CLAUDE AMBROISE ALLA FONTANA









Foto ©piero carbone

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Claude Ambroise, Fontana


sabato 14 ottobre 2017

DISCORSO DI CLAUDE AMBROISE QUANDO DIVENNE CITTADINO ONORARIO RACALMUTESE. Sala consiliare 11 luglio 1990


Claude Ambroise fotografato  davanti al quadro di Pippo Bonanno collocato nell'ufficio di  gabinetto del Sindaco

"Agrigento oggi"- Periodico di commento e opinioni diretto da Umberto Trupiano.
Anno I numero 2 - Luglio-Agosto 1990


Il Discorso di Claude Ambroise





domenica 2 ottobre 2016

NEL SUO "PASSAGGIO IN SICILIA", MASSIMO ONOFRI CITA IL MIO "ERETICI A REGALPETRA". GRAZIE.


Da Massimo Onofri, Passaggio in Sicilia, Giunti, Firenze 2016, pag. 195


Quarta di copertina




La recente citazione ne richiama un'altra, la ripesco in una ricognizione sui nuovi scrittori siciliani, anzi, palermitani, del 1998, quando Onofri  curava una rubrica letteraria per il settimanale "il Diario".











Il libro citato



Incipit della Presentazione di Claude Ambroise
al libro non più in commercio.



Immagini e citazioni da:
Massimo Onofri, Passaggio in Sicilia, 2016
Diario della Settimana, 4/10 febbraio 1998
Piero Carbone, Eretici a Regalpetra, 1997

martedì 24 maggio 2016

NELLE "PARROCCHIE DI REGALPETRA" C'E' ANCORA RACALMUTO?

Dai punti esclamativi ai punti interrogativi


"Racalmuto, negli anni '50, era un'astrazione: come oggi, anche se diversamente. [...]

Ma il paese è la concretezza del tempo che scorre: un'idea, un incrociarsi di disegni individuali che sono diventati un'identità collettiva stabile eppur sempre in divenire, fatta di cose, episodi, parole. 
E' questo che, a metà degli anni '50, Le parrocchie di Regalpetra tentano di afferrare? di fissare sulla carta stampata?

Sì e no.

Sì, perché la gente di Racalmuto è presente nel libro.
No, perché..."

Claude Ambroise, Il grande prisma (1997)




"L'Ora", mercoledì 11 luglio 1990:

 Claude Ambroise,
 Gesualdo Bufalino,
 Antonio Di Grado e
Natale Tedesco

 a Racalmuto per Regalpetra

Letture di Mariella Lo Giudice






sabato 16 gennaio 2016

LO CHAMPAGNE DI CLAUDE AMBROISE






Quando si "stappano" certi ricordi vengono su le bollicine

Subito dopo la morte di Sciascia venne a Racalmuto Claude Ambroise per commemorare l'autore di Candido alla Fondazione omonima. Al termine della relazione, mi complimentai e lo invitai a pranzo. Lui accettò congedandosi dagli organizzatori del convegno che forse tanto bene non presero quell’invito imprevisto.  Lo portai al Raffo, da mio zio Matteo. Venne anche Anne Cristhel Reknagel. 

Il verde e le acque del Raffo, a due passi dal Saraceno, si sa, sono incantevoli. 
L’ambiente in cui pranzammo era rustico. 
Mia zia tirò fuori qualche specialità. 
Claude era felice come un bambino in quella dimensione poco, anzi, per niente formale,  ammirava i frutti e la verdura appena raccolti, li odorava, quasi li palpava, addirittura si stava accingendo a prendere con le mani un ficodindia e forse a rigirarselo tra le mani per ammirarne la tavolozza dei colori ma lo fermammo in tempo intervenendo con coltello e forchetta. 
Il pranzo fu semplice, gustoso e “familiare”. 



Eppure, le premesse non avevano deposto bene. 
Alcuni mesi prima del convegno racalmutese, infatti, ero andato ad ascoltarlo ad Acireale, sempre per una commemorazione di Sciascia a pochi mesi dalla sua scomparsa. 
Al termine della conferenza il relatore invitò il pubblico ad intervenire. Io alzai la mano per chiedere la parola. 

E' noto che nei gialli di Sciascia ci sono morti ammazzati ed è naturale che sulla scena del delitto sopraggiungano magistrati e forze dell’ordine, ora siccome Ambroise aveva fatto riferimento anche a questo, io semplicemente e, a pensarci bene, forse semplicisticamente, dissi: - Con tutti questi morti ammazzati, poliziotti e carabinieri mi sono sentito in questura o in caserma.


Esternato il mio pensiero critico, mi sedetti, subito l’amico che era accanto a me e con il quale avevo fatto tanti chilometri per andare ad ascoltare il professore di Grenoble, mi tirò una forte gomitata sibilandomi nell’orecchio “con quello che hai detto hai chiuso con lui”, ma, accostando di nuovo le labbra all’orecchio, integrò  “o ti sei fatto un amico”. Ebbi un brivido di pentimento, ma ero fiero e soddisfatto della mia franchezza.



Al termine della manifestazione, in mezzo alla naturale calca, il professore Ambroise alzava gli occhi come se cercasse qualcuno tra la folla, ad un tratto alzò il braccio e con la mano fece cenno di richiamo a qualcuno, io ero terrorizzato perché guardava nella mia direzione, ma lui tolse di mezzo ogni incertezza, - venga, venga, - disse.  
Mi feci coraggio e andai. 
Diventammo amici. 
E mi diede appuntamento alla Fondazione di Racalmuto per il prossimo incontro. Incontro sfociato nell’invito a pranzo.
Dopo il pranzo, dunque, lo riaccompagnai in Fondazione per il prosieguo dei lavori.


A distanza di una settimana circa, mio zio mi fa sapere che era arrivato un pacchetto da Grenoble da parte del prof. Ambroise e che avrebbe voluto aprirlo in mia presenza. Io pensai subito si trattasse di libri. Invece, quando lo aprimmo, ci trovammo sotto gli occhi tanti tappi di champagne, erano di cioccolata, ripieni di champagne vero. Abbiamo brindato.







testo e foto ©piero carbone

lunedì 28 dicembre 2015

POST QUOTA 1000. BRINDIAMO INSIEME CON LO CHAMPAGNE DI AMBROISE! Grazie a tutti voi per la compagnia!



Questo è il 1000esimo Post pubblicato.


Mi piace evidenziarlo e condividere la notizia con voi che seguite questa sorta di diario in pubblico non soltanto personale, visto che il blog si arricchisce con gli apporti di amici ed estimatori.

Con questa occasione, anche perché in prossimità della fine di un anno e del principio di un altro, mi piace brindare: lo faccio con lo champagne di un amico che ho stimato e al quale sono grato per la stima e l'amicizia che mi ha voluto donare.

Si tratta di uno champagne sui generis e impalpabile al tempo stesso ossia virtuale, viene naturale pertanto associarlo ad un ricordo che pur essendo impalpabile lo rende realissimo e fragrante. 
Stappiamo... dunque, il ricordo.




Il dolce champagne di Claude Ambroise

Subito dopo la morte di Sciascia venne a Racalmuto Claude Ambroise per commemorare l'autore di Candido alla Fondazione omonima. Al termine della relazione, mi complimentai e lo invitai a pranzo. Lui accettò congedandosi dagli organizzatori del convegno che forse tanto bene non presero quell’invito imprevisto.  Lo portai al Raffo, da mio zio Matteo. Venne anche Anne Cristhel Reknagel. 

Il verde e le acque del Raffo, a due passi dal Saraceno, si sa, sono incantevoli. 
L’ambiente in cui pranzammo era rustico. 
Mia zia tirò fuori qualche specialità. 
Claude era felice come un bambino in quella dimensione poco, anzi, per niente formale,  ammirava i frutti e la verdura appena raccolti, li odorava, quasi li palpava, addirittura si stava accingendo a prendere con le mani un ficodindia e forse a rigirarselo tra le mani per ammirarne la tavolozza dei colori ma lo fermammo in tempo intervenendo con coltello e forchetta. 
Il pranzo fu semplice, gustoso e “familiare”.



Eppure, le premesse non avevano deposto bene. 
Alcuni mesi prima del convegno racalmutese, infatti, ero andato ad ascoltarlo ad Acireale, sempre per una commemorazione di Sciascia a pochi mesi dalla sua scomparsa. 
Al termine della conferenza il relatore invitò il pubblico ad intervenire. Io alzai la mano per chiedere la parola. 

E' noto che nei gialli di Sciascia ci sono morti ammazzati ed è naturale che sulla scena del delitto sopraggiungano magistrati e forze dell’ordine, ora siccome Ambroise aveva fatto riferimento anche a questo, io semplicemente e, a pensarci bene, forse semplicisticamente, dissi: - Con tutti questi morti ammazzati, poliziotti e carabinieri mi sono sentito in questura o in caserma.

Esternato il mio pensiero critico, mi sedetti, subito l’amico che era accanto a me e con il quale avevo fatto tanti chilometri per andare ad ascoltare il professore di Grenoble, mi tirò una forte gomitata sibilandomi nell’orecchio “con quello che hai detto hai chiuso con lui”, ma, accostando di nuovo le labbra all’orecchio, integrò  “o ti sei fatto un amico”. Ebbi un brivido di pentimento, ma ero fiero e soddisfatto della mia franchezza.

Al termine della manifestazione, in mezzo alla naturale calca, il professore Ambroise alzava gli occhi come se cercasse qualcuno tra la folla, ad un tratto alzò il braccio e con la mano fece cenno di richiamo a qualcuno, io ero terrorizzato perché guardava nella mia direzione, ma lui tolse di mezzo ogni incertezza, - venga, venga, - disse.  
Mi feci coraggio e andai. 
Diventammo amici. 
E mi diede appuntamento alla Fondazione di Racalmuto per il prossimo incontro. Incontro sfociato nell’invito a pranzo.
Dopo il pranzo, dunque, lo riaccompagnai in Fondazione per il prosieguo dei lavori.

A distanza di una settimana circa, mio zio mi fa sapere che era arrivato un pacchetto da Grenoble da parte del prof. Ambroise e che avrebbe voluto aprirlo in mia presenza. Io pensai subito si trattasse di libri. Invece, quando lo aprimmo, ci trovammo sotto gli occhi tanti tappi di champagne, erano di cioccolata, ripieni di champagne vero. Abbiamo brindato.




Da Blogger. Schermata 2015-12-28 a 06.13.59



Da Blogger. Schermata 2015-12-28 a 05.34.43








Testo e foto di ©Piero Carbone