sabato 18 giugno 2016

2/2 MA E' UNA CARTOLINA, TRAPANI? Le "cartoline" di Renzo Cremona recensite da Marco Scalabrino

un chioggiotto a Trapani





Renzo Cremona
cartoline da trapani


di Marco Scalabrino


...le labbra si accostavano timorose agli altari del nostro silenzio. i passi vibravano sul pavimento delle nostre vene. compariva, dalle fenditure, la vera geografia che la vita aveva deciso per noi.

il cortile è deserto, stretto nella morsa della ruggine tra i cancelli e i cigolii del tempo. tiravamo sempre giù le tapparelle, quando eravamo qui. il vento abitato da tormenti strani e febbricitanti ... conversavamo a bassa voce. non ci destavamo mai dal nostro sonno quotidiano. non chiedevamo niente, se non di stare al sole. i giorni ... erano sempre voltati dall’altra parte.   

il mare di fronte, al fianco e alle spalle i mesi hanno taglie sulla loro testa. e il mio desiderio di rialzarmi … giace … sconnesso tra i cernecchi della memoria, infilzato dal silenzio, costretto ad agonizzare tra le grate e le punte del ferro. 


Per circa un chilometro, dalla Piazza ex Mercato del Pesce al Bastione Conca, le Mura di Tramontana facevano parte delle mura perimetrali della città. Vi si accede dalle due estremità o dalle scalinate che ne intervallano il tragitto e permettono di godere di uno dei panorami più affascinanti della città.    

Cosa lo attrae nelle scale? Oltre a la scala interrotta, testo interamente indirizzatovi, le scale che portano in soffitta; le scale che portano in cantina; la scala tra le mura di tramontana e via libertà; le scale dalle quali pendevano i lacerti di un mondo di ruggine; scendi per le scale, mamma si annoverano. Sottintendono esse, con i loro reiterati saliscendi, il metaforico susseguirsi dei giorni per un destino che inesorabile scorre fino a rivelare l’assenza della felicità?    

ai confini della città ci interrogammo sul senso delle barche. gli sterpi e i cespugli, padroni ormai di quel silenzio, non riuscivano a vedere sull’acqua le imbarcazioni che passavano. ci fermammo ad osservare tracce di chi prima aveva abitato quel luogo. pendevano quasi senza forma i lacerti di un mondo di ruggini e metalli ritorti. le case … erano intente a cucire con fili spinati il doloroso tessuto di separazione che il mare aveva loro imposto.


“Durante la mia visita a Trapani alla fine di settembre del 2010 – riprende Cremona – feci, assieme ad alcuni amici, una gita alla Colombaia. Come tutti i posti abbandonati nei quali si continua ad avvertire la presenza di chi li ha abitati, la Colombaia possiede il fascino ammaliante di quegli spazi della memoria nei quali dimoriamo cercando di riallacciare i fili di qualche pomeriggio perduto per sempre dentro di noi. È come se rappresentasse una vita al crepuscolo, o come se fosse l’immagine del nostro animo poco prima dell’imbrunire: è l’attimo in cui si avverte tutto il peso di un’esistenza affaticata, come se ne avvertono le occasioni mancate, i fili strappati, le scuciture mai più ricomposte; allo stesso tempo, però, è come se si insinuasse dentro di noi un inizio di riconciliazione con tutto ciò che è stato, quasi i dolori si stessero sedimentando sul fondo e noi contemplassimo le nostre vite con il distacco che solo dopo la fine di un dolorosissimo fortunale si riesce ad avere. Le parole dell’episodio non sono creazione letteraria ma rispecchiano esattamente la meraviglia incantata che si stava spalancando davanti ai nostri occhi.”


Isolotto posto all’estremità orientale del porto di Trapani, la Colombaia (dal greco peleia, colomba), i primi documenti storici ne fanno risalire l’origine al tempo della Prima Guerra Punica. Ricostruita nella attuale forma ottagonale dagli aragonesi, intorno al 1400, durante il regno di Carlo V divenne fortificazione militare per difendere la città dalle incursioni barbaresche e, dopo i moti del 1821 e fino al 1860, venne adibita dai Borboni a prigione che ospitò i patrioti siciliani del Risorgimento. Caduta in stato di abbandono dopo il 1965, anno di apertura del nuovo carcere, nel 2009 entra a far parte del Fondo per l’Ambiente Italiano e nel 2010 passa da bene dello Stato a bene della Regione siciliana.

E con i misteri, il testo più lungo della collana, siamo giunti all’epilogo. Prima, però, riteniamo opportuno destinare qualche riga al nostro autore.



Nato nel 1971 a Chioggia, dove vive, laureatosi nel 1995 in Lingua e letteratura cinese presso l’Università di Venezia, Renzo Cremona è insegnante e consulente linguistico. Traduttore di testi letterari dal cinese classico e moderno, dal neogreco, dal portoghese e dall’afrikaans, ha pubblicato: Foreste sensoriali (1993); Lettere dal mattatoio (2002); La pergamena delle mutazioni (2002); Cronache dal centro della notte (2004); Tutti senza nome (2006); Piscine (2007); Il canone del tè (2007); Plays (2007); Oz (2008); Tundra (2009); Dei vizi e delle virtù (2010); Neve (2011); cartoline da trapani (2013), nonché le antologie bilingue in italiano e neogreco Sedici settimane / Dekaxi vdomades (2007) e Suites (2008) entrambe con Keti Màraka. È impegnato, inoltre, in reading e recital, in Italia e all’estero, destinati a “togliere dagli scaffali le parole scritte per avvicinarle a un pubblico di appassionati sempre maggiore”.


è l’alba di un giorno lungo, mamma. le lancette degli orologi non avranno braccia abbastanza grandi per coprirlo. cos’è questo scirocco che apre le finestre? dal fondo del vicolo arrivano le figure. ho paura delle figure. ho paura che abbiano la mia faccia. si trascinano, ondeggiano, vacillano … si spingono su per le strade. girano gli angoli e s’incastrano sempre più nelle budella delle città. la folla … è un mare che bolle sotto il vento. l’ordine si è fatto bolgia, la musica frastuono … il delirio forme. cosa vorrà mai dire questo mistero di festa e di sangue? i portatori … verranno a strapparti dai miei piedi ci sarà solo silenzio, poi … la città si farà sepolcro.


Nel novero delle cartoline, i misteri sono l’unico non luogo. Essi costituiscono, difatti, un evento verbale, un avvenimento corale nel quale autentico fervore mistico, genuino trionfo di popolo, trama intessuta dell’incombenza della morte si fondono e, lungo ventiquattro ore, si accompagnano a un convulso proteiforme mélange costituito da figure inquietanti e d’armi, da fili d’argento e corbelli di fiori, da gravi “annacate” bandistiche, in uno scenografico format in perenne equilibrio su una colata ultrasecolare di fideistica cera corrotta da rituale caccavetta e simenza.

Rappresentazione artistica della passione e morte di Cristo, la processione dei misteri è una processione religiosa che si svolge a Trapani da oltre 400 anni. Composta da venti Gruppi, si avvia dalla Chiesa delle Anime del Purgatorio, con inizio alle ore 14.00 del Venerdì Santo, per concludersi, dopo avere percorso le principali vie cittadine, ventiquattro ore dopo.

L’interrogativo che, sin dall’incipit: è l’alba di un giorno lungo, mamma (ma, il vocativo attraversa tutto il testo: gridare non ti servirà a nulla, mamma; per le scale, mamma; ho paura della notte, mamma; le figure sono ormai statue, mamma; i tamburi li senti, mamma?; ci sono fiamme, mamma; tra breve tutto sarà finito, mamma), abbiamo ritenuto di doverci porre è: chi è il figlio estensore della missiva?
Varie ipotesi sono state vagliate. In ultima analisi, la risposta più quotata è stata che quel figlio sia giusto l’autore, il quale tanto ha finito con l’immedesimarsi nella rappresentazione che ha vissuto e sta narrando da assumerne su di sé il ruolo centrale.
Ci conforta in questa interpretazione lo stesso Cremona: “Quanto accade, accade attorno a te, dentro di te, assieme a te, perché in quelle lunghe ore tu sei parte di tutte le vite che popolano questo pianeta, ne senti e ne vedi rappresentato un paradigma esistenziale”. 
Un ruolo allora, per riprendere, che è cruciale, è il più duro, è esclusivo; è quello del Cristo.
Un Cristo che è Dio ed è carne, e di Dio è figlio e altresì della carne, e quale figlio (un po’ ripercorrendo “quel” calvario), in procinto di compiere l’atto estremo del suo passaggio terreno, non manca di rivolgersi alla madre: cercheranno in te quegli occhi che hanno spento in me; vengono … mi prendono … non mi porteranno più a casa; tra breve tutto sarà finito.
Peraltro lo stralcio, pure un po’ inquietante ma emblematico: ho paura che abbiano la mia faccia, (che avvalora l’identificazione del Nazareno con l’uomo, con ciascun uomo, con l’intera umanità) pare messo lì apposta per confermarcelo.

Come nel giorno del Venerdì Santo il procedere delle vare, il ritmo della “cartolina” è incalzante, ci avviluppa nello spiegarsi delle sue spire, lo scirocco (contrassegno climatico della Sicilia) che vi soffia vorticoso ci riduce boccheggianti.

Dentro la mia testa – registra Renzo Cremona – fremevano le immagini della processione. Volevo che questo fremito si sentisse nelle parole e, dato che i luoghi sarebbero diventati parole loro stessi, desideravo trovare un modo per trasformare quest’esperienza e convertirla in segno scritto. Mi convincevo che l’unico modo era un turbolento, caotico e divorante flusso di coscienza, un giardino di suoni dai quali emergessero sì quelli che erano i veri Misteri – la processione, le statue, il percorso, la conclusione all’interno della Chiesa del Purgatorio –, ma anche i miei Misteri, la mia prospettiva, la storia personale che si agitava sotto. Volevo che i Misteri parlassero trapanese. Mi è stato indicato Marco Scalabrino, che ha fatto tesoro della sua sensibilità e della sua esperienza di traduttore per traghettare le mie parole. Mentre l’episodio avanza e il flusso della processione si fa sempre più magmatico, la presenza del dialetto siciliano diventa sempre più dilagante, finché non occupa tutto lo spazio rimasto.”

Renzo Cremona e la città di Trapani hanno stretto alleanza!
La piena simbiosi instauratasi (I miei amici trapanesi – suffraga egli – mi hanno accettato, mi hanno fatto sentire a casa, di appartenere a questa città) è sfociata col ricomprendere anche il codice espressivo e il poeta ne ha funzionalmente adottato il linguaggio. Taluni passi de i misteri sono, infatti, in dialetto siciliano (e in dialetto siciliano, addirittura, il libro si chiude: sunnu carizzi chi la fudda si manciau e si tinni pi idda). Passi che si fondono in tutt’uno con l’italiano e, in virtù della icasticità propria del dialetto, contribuiscono a rendere con maggiore scrupolo, veridicità, vivezza l’atmosfera dei Misteri e a trasferire integralmente la totale immersione dell’autore, che li ha vissuti - l’uscita, il percorso, l’entrata, il contesto -, con ogni disposizione di cuore, di intelletto, di spirito, in prima persona, giorno e notte.  

Nel corso delle narrazioni, intrise di rimandi simbolici, tutta una serie di pregevolissime invenzioni e di mirabili esiti lirici, inoltre, si dipanano.
Ne riferiamo, solo a mo’ di esempio, alcuni: una prua malata di nostalgia che tiene gli occhi confitti nel tramonto; il mare ci costringeva a rimanere seduti sopra la nostra fretta; le nostre dita si erano rattrappite a forza di annodare il vuoto dei secondi; i nostri pensieri avevano abiti che non riuscivano a chiudersi; il monte, alle nostre spalle, si stava coprendo di nubi di cui non voleva parlare; il tempo aveva lasciato alcune biciclette sugli orli dei nostri occhi; i gomiti del tempo erano colmi di polvere; i margini dell’isola si stavano lentamente accartocciando come gli orli di una mappa antica sopraffatta dalla luce e dal fuoco.

Ad essi si associa un impiego accorto delle figure retoriche delle quali Renzo Cremona si avvale: l’anastrofe: sta la città ad attendere; la similitudine: i nervi tremavano come lucertole a cui avessero mozzato la coda; l’accumulazione: la litania dei gradini … l’invocazione delle ringhiereil tempo delle suppliche e dei corrimano.
E non bastasse, un percorso anulare, dall’incipit con il giorno era stato caldo alla chiusura con un’antica icona bruciata, nel testo il baglio, Renzo Cremona imbastisce.  

Appressandoci alla conclusione, ulteriori residue osservazioni.
Essere cittadino del mondo! Questo sentire proprio di Renzo Cremona (il suo studiare le lingue, dal cinese all’afrikaans, dal portoghese al neogreco, è la dimensione pratica di questo sentire) gli ha consentito, nel suo peregrinare artistico, di approdare a Trapani, di ravvisarne gli ambiti più magici e di fare assurgere il suo “personale diario di viaggio” a contenuto universale per un percorso poetico, cartoline da trapani, che suscita emozioni nel cuore di ciascun trapanese e ancor più di ciascun lettore;
c’è una sorgente di acqua fredda, vicino al mare, che si infiltra attraverso i piedi fino al largo. Per l’evidente singolarità del trattino che precede ciascheduno dei versi, canone di baia cornino, questo testo, lo spunto principale che se ne trae è che esso sembra approntato per la lettura a più voci, così che l’una possa susseguire e sovrapporsi all’altra;
da qualsiasi parte ci si volti, il mare. è là, che circonda, che abbraccia. ci lambisce. naviga nei nostri giorni. In via torrearsa, gli sono sufficienti quattro righe per rilevare una fra le caratteristiche salienti della città di Trapani: l’essere in mezzo a due mari visibili alle estremità di una stessa via;
in porta ossuna, tramite i versi del poeta, la città si è personificata e, resa oggetto animato, parla in prima persona: per chi si è abituato ad essere una città falcata, come me; io città dimentica dentro la città;
per quanto affermato dallo stesso Cremona in apertura: “le mie cartoline sono filtrate, seppiate, hanno una preponderanza di tempi passati”, se dovessimo per congiuntura tirare una stampa delle cartoline non potremmo che farla in bianco e nero. Perché soltanto il lucido contrasto, la patina tutelare, la soave malinconia del bianco e nero ne potrebbe rendere tutta la loro potenza evocativa.

Nella sua ideale visione della città di Trapani, Renzo Cremona l’ha collocata in una virtuale Hall of Fame e ne ha esposto memorabilia, tradizioni, cimeli i più rappresentativi.  

Egli ha aperto una finestra mediante la quale il mondo ne potrà scoprire lo spaccato migliore; ha magnificato la “sua” città, l’ha resa una diva e ne ha allestito un superbo portfolio: le cartoline.  



Foto di Renzo Cremona


Notizie su Renzo Cremona.
Dal suo sito:

Biografia

Nato a Chioggia (Venezia) nel 1971, Renzo Cremona ha esordito nel 1993 con la raccolta di versi Foreste Sensoriali (Edizioni del Leone).
Ha studiato lingua e letteratura cinese, neogreca, portoghese e georgiana presso l'Università Ca' Foscari di Venezia, e da anni svolge attività di insegnante e consulente linguistico.
Ha al suo attivo traduzioni dall'afrikaans, dal cinese moderno, dal danese, dal georgiano, dal mancese classico, dal neerlandese, dal neogreco, dal portoghese e dallo shetlandese.

Frequenti i suoi soggiorni all'estero, durante i quali è potuto venire a conoscenza dell'opera di molti autori pressoché sconosciuti o scarsamente conosciuti nel nostro Paese, come Ingrid Jonker, Sophia de Mello Breyner Andresen e Nikos Chuliaràs.

Sue poesie e traduzioni sono comparse su riviste nazionali quali Poesia(Crocetti Editore), Corrente Alternataaut e Il Foglio Volante - La Flugfolio, e all'interno dell'antologia Nuova Poesia Contemporanea (Libroitaliano, Ragusa 1996). Autore di testi in lingua inglese pubblicati nei Paesi Bassi nel 1998 e nel 1999 (alcuni dei quali contenuti nell'MM Diary 2000), ha pubblicato nel giugno 2002 Lettere dal Mattatoio (Edizioni del Leone), raccolta di poesie che ha ottenuto il Premio Speciale della Giuria alla XI Edizione del Premio Internazionale di Poesia e Letteratura Nuove Lettere a Napoli (marzo 2003) e il 1° Premio alla III Edizione del Premio Letterario Nazionale Anna Osti a Rovigo (ottobre 2005).

Nell'ottobre 2002 ha dato alle stampe la raccolta La Pergamena delle Mutazioni (Edizioni del Leone), vincitrice, tra gli altri, del 1° Premio alla XXIII Edizione del Premio Letterario Campagnola a Padova (giugno 2005), del 3° Premio al VI Concorso Nazionale di Poesia e Narrativa Guido Gozzanoin Terzo (Alessandria, ottobre 2005) e del 3° Premio ex aequo alla I Edizione del Premio Letterario Nazionale Mario Luzi (Caserta, giugno 2006).

Per l'inedito, con la poesia Aruspice Renzo Cremona ha ottenuto il IV premio dalla Giuria del V Concorso Nazionale di Poesia e Narrativa Guido Gozzano in Terzo (Alessandria, 2004).

Nel settembre 2004 Renzo Cremona ha pubblicato la sua prima opera di narrativa, Cronache dal centro della notte (Edizioni del Leone), che ha ottenuto il 1° Premio all'VIII Edizione del Premio Letterario InternazionaleMondolibro, a Roma, nel marzo 2006; il 2° Premio alla XXII Edizione del Premio Letterario Internazionale di Poesia e Narrativa Città Cava de' Tirreninel giugno 2005; il 2° Premio alla XXXI Edizione del Premio di Poesia e Narrativa Città di Pompei nel settembre 2005.

Nel marzo del 2006 è stata la volta di Tutti senza nome (Edizioni del Leone), originale romanzo che esplora il territorio di nuove forme narrative. Il libro - trilogia che comprende, come prima parte, una revisione totale e un esteso ampliamento di Cronache dal centro della notte - ha ricevuto numerosi consensi sia da parte del pubblico che della critica e ha ottenuto nel marzo 2007 il Premio della Giuria al Concorso Internazionale di Poesia e NarrativaCittà di Salò 2007 (Salò, BS), seguito dal Premio della Critica alla II Edizione del Premio Letterario Nazionale Alfonso Di Benedetto (Cuneo) nel giugno 2007, dal Premio Speciale della Giuria al Premio Europeo di Arti LetterarieVia Francigena (Pontremoli, Massa e Carrara) nel luglio 2007 e dal 1° Premio ex aequo al Premio Campania - Gesualdo Bufalino, (Caserta) nel settembre 2007.

Nel giugno del 2007 Renzo Cremona ha pubblicato, per le Edizioni Eva di Isernia, Sedici settimane, raccolta di poesie scritte nel 2003 che gli ha valso il 1° Premio alla X Edizione del Premio Nazionale di Poesia Surrentinum(Roccavaldina, Messina, marzo 2009) e il 2° Premio alla XVIII Edizione del Concorso Letterario Nazionale Garcia Lorca (Torino, aprile 2008). Il libro è un testo bilingue con traduzione a fronte in neogreco a cura di Keti Màraka.
Nell'ottobre dello stesso anno è stata la volta de Il canone del tè (Edizioni Eva), raccolta di monologhi drammatici in forma di prosa poetica ognuno dei quali contrassegnato dal nome di un diverso tipo di tè. Il libro ha ottenuto il 2° Premio alla X Edizione del Premio Letterario Internazionale Mondolibro(Roma) nell'aprile 2008.
Nel novembre del 2007 le Edizioni Eva hanno dato alle stampe il primo libro interamente in lingua inglese di Renzo Cremona, Plays, comprendente i testi dei recital Mystery Play e Miracle Play, presentati dall'autore nel corso di un tour finlandese che ha avuto luogo nella primavera del 2009 e a Nyköping (Svezia) nel febbraio 2012.

Per i tipi delle Edizioni del Leone, nel giugno 2008 Renzo Cremona ha pubblicato Suites, libro contenente sei sillogi composte tra il 1991 e il 1992. Il testo ha la traduzione a fronte in neogreco a cura di Keti Màraka.
Nel gennaio 2010 esce Dei vizi e delle virtù, raccolta di prose poetiche che nell'ottobre 2008 ha valso all'autore il 2° Premio nella sezione dedicata al racconto al Concorso per l'Inedito indetto da Fara Editore, e nel 2010 il Premio della Giuria alla XII Edizione del Premio Internazionale di Poesia e Narrativa Val di Vara - Alessandra Marziale (Podenzana, Massa Carrara) e il Premio della Giuria alla XXIV Edizione del Premio Internazionale di Poesia e Narrativa Cinque Terre – Sirio Guerrieri (Porto Venere, SP).
Il dicembre 2011 vede l'uscita di un'altra raccolta di prose poetiche intitolataNeve (Edizioni Eva).

Renzo Cremona è inoltre autore di haiku innovativi e sperimentali in lingua italiana e latina contenuti nei libri Piscine (2007), Oz (2008) e Tundra(2009).
Per un elenco completo dei riconoscimenti ottenuti dai vari libri si rimanda alla relativa pagina presente su questo sito.

In collaborazione con artisti provenienti da varie discipline Renzo Cremona - che ha preso parte alla XIII Edizione del Festival Internazionale della Poesia di Genova nel giugno 2007 e ai Dis Da Litteratura di Domat/Ems (Svizzera) nel novembre 2008 - è da tempo impegnato in letture e recital destinati a togliere dagli scaffali le parole scritte per avvicinarle ad un pubblico di appassionati sempre maggiore.

Renzo Cremona è stato tradotto in esperanto da Amerigo Iannacone, in frisone e olandese da Alpita de Jong, in neogreco da Keti Màraka, in retoromancio da Benedetto Vigne, in romeno da Elena Pîrvu, in shetlandese da Christine De Luca e in tedesco da Marion Weerning.
La sua intera produzione letteraria fino al 2013 è stata oggetto di una tesi di Laurea Magistrale a cura della dott.ssa Francesca Rossi discussa presso l'Università Ca' Foscari di Venezia nel giugno del 2015. Titolo dello sperimentalissimo lavoro è La scrittura di Renzo Cremona. Il silenzio ordito nell'altrove della parola (Corso di Laurea Magistrale in Filologia e Letteratura italiana; Relatore: prof. Alberto Zava; Correlatori: prof.ssa Ricciarda Ricorda e prof. Rolando Damiani).
Con una selezione delle sue opere, Renzo Cremona è presente sul portale internazionale www.italian-poetry.org, sito dedicato alla Poesia Italiana Contemporanea dal Secondo Novecento a oggi.




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