domenica 5 luglio 2015

LA MADONNA DEL MONTE E LA SCOPERTA DI TAVERNA. Incipit di una relazione del 2003





Così scrivevo nel 2003.

“348 anni, sei mesi e 19 giorni or sono, i Parigini si svegliarono allo squillo di tutte le campane che suonavano a distesa nella triplice cinta della città vecchia...”. 

Da racalmutese, ho sempre creduto che i racalmutesi di cinquecento anni fa, si siano svegliati,  come i Parigini del romanzo Notre Dame de Paris,  allo squillo di tutte le campane esistenti intorno al castello dei Del Carretto.

            Ma forse, anzi, sicuramente non è stato così, non possediamo un ragguaglio storico coevo ed   esatto dell’avvenimento per cui avrebbero dovuto suonare le campane a distesa, eppure la “nostra” Madonna del Monte è ricca di letteratura: testimonianze indirette ed espliciti testi storici, inoltre: testi teologici, poetici, drammi, racconti, inni, cronache, programmi di festeggiamenti, bolle, indulgenze, testamenti.


Col  presente intervento, più rispondente al titoloTesti di vario genere sulla Madonna del Monte di Racalmuto e di alcuni caratteri di essi”, si vuole offrire una breve panoramica soprattutto di quel materiale  inedito o poco conosciuto, per contribuire a costituire una mappa da servirsene per autonomi e personali  approfondimenti.
            Cinquecento anni, del resto, sono una buona occasione per tracciare bilanci.




            Invero, il libro del Padre gesuita Girolamo Monreale, del 1986, rappresenta un’autorevole sintesi  delle  più significative fonti afferenti la Madonna del Monte di Racalmuto, tuttavia è suscettibile di integrazioni, non solo perché altro materiale è stato prodotto dopo il 1986 ma anche perché, come ipotizzava lo stesso Monreale,  altre scoperte si son venute facendo. L’ultima, recentissima, è annunciata con enfasi  e in parte riprodotta sul sito www.racalmuto.net.

Vi si apprende che  un “antichissimo libretto  - cito - è stato rinvenuto dall’Ing. Angelo Taverna nella soffitta dell’abitazione del canonico Mantione. Risale al 1764 e può considerarsi il  primo documento scritto sulla saga della venuta della Madonna del Monte a Racalmuto. Nessun accenno ai Gioeni di Castronovo; errato comunque il riferimento a “Lu Nobili Conti di chista Cuntìa” : Ercole del Carretto nel 1503 era appena barone etc.
“Calogero Taverna, dopo trent’anni di studi, contesta tutto e tutti”. 
Fine della citazione.

Sul contenuto del libretto andiamo a dire brevemente, non meravigli invece la glossa polemica, è storicamente provato che la contestazione negli uomini di penna racalmutesi è  una forma di attaccamento dissimulato, a volte molto dissimulato, alle proprie radici . 



Bandiera votiva del 1976 dipinta dal maestro Gaspare Arrostuto,
commissionata da Salvatore Mendolia.

Il titolo del libretto rinvenuto, dunque, è Sagra novena e coronelle delle sette allegreze in onore della nostra Signora Maria Vergine sotto il prodigiosissimo titolo del Monte, Avvocata, e Protettrice dell’Alma Fedelissima di Racalmuto composte dal P(adre). F. Emmanuello Maria Catalanotto Agostiniano della Congregazione di Sicilia. Stampato in Palermo nel 1764.

E’ vero che nel libretto non si parla esplicitamente di un  Gioeni  ma è pur vero che  si accenna  alla leggenda dell’arrivo miracoloso del simulacro della Madonna a Racalmuto e alla volontà della Madonna di rimanervi:

 Ma prima ch’ija voghiu incuminciari
 Stativi attenti a chiddu chi dicu iu, 
Pirchì ora vi voghiu raccuntari 
In chiddi tempi quantu succidia
Di Racalmutu si truvavu a passari 
Certu divotu dottu, santu, e piu, 
Chi in Castrunovu ci duvìa purtari 
La bedda Matri di lu grandi Diu. 
Otttava IV.

La leggenda sta per formarsi: il “divotu dottu” diventerà, se non è già, il principe Gioeni di Castronovo.  Si nomina Trapani, mentre in seguito si dirà che la statua è pervenuta dall’Africa e sbarcherà a Punta Bianca presso l’allora Girgenti.

Quali Terra o Città si pò vantari  
D’aviri avutu pri Spusa a Maria 
Impignata a vulirisi ristari  
Comu tu Racalmutu genti pia? 
Trapani , e Chiaramunti poi chiamari  
Ntra la tò cara amata cumpagnia  
Ma cu chissi Maria nun vosi fari   
Comu a lu Munti s’impignau pir tia. 
Ottava XII. 

Un canto popolare recita: “Di Trapani affaccià Maria di Gèsu” e un altro: 

Di ‘n capu mari na navi vinìa 
facennu festa e sparannu cannuna.
Ascontra Racarmutu pi la via 
vonsi ristari cà sta gran Signura.


Nei versi del Catalanotto si fa riferimento sia a Trapani che a Chiaramonte, probabilmente Chiaramonte Gulfi un paese di opposta ubicazione, nel ragusano, ma non per indicare un complemento di provenienza o di moto da luogo, semplicemente per indicare una diversità nella comunanza: sia Trapani che Chiaramonte Gulfi hanno una statua di Madonna ma senza i prodigi di quella di Racalmuto:

Trapani , e Chiaramunti poi chiamari  
Ntra la tò cara amata cumpagnia 
Ma cu chissi Maria nun vosi fari  
Comu a lu Munti s’impignau pir tia.
           

Scoperta o riscoperta a parte, il testo principale di riferimento è sempre stato quello del Padre Bonaventura Caruselli da Lucca, intitolato Maria Vergine del Monte in Racalmuto. Dramma – Sacro preceduto da una memoria storica sopra Racalmuto e la Vergine del Monte e seguito da altre sacre poesie, pubblicato nel 1856 a Palermo ma composto nel 1848. Etc. etc. etc.

Incipit della relazione "LA MADONNA DEL MONTE NEI RIFERIMENTI TESTUALI.  Testi di vario genere sulla Madonna del Monte di Racalmuto e di alcuni caratteri di essi", letta in occasione del convegno sull'anniversario del quinto centenario della "venuta" della statua della Madonna del Monte a Racalmuto.  Gli Atti del suddetto convegno sono a tutt'oggi inediti. 
Vedi  http://archivioepensamenti.blogspot.it/2013/07/la-madonna-del-monte-attende-gli-atti.html


                                                                                 
Bandiera votiva del 1976 commissionata da Calogero Sardo inteso Sutera, 
ricamata artigianalmente


Ph ©piero carbone (bandiere del cero o "ciliu")

Nessun commento:

Posta un commento