sabato 11 aprile 2015

A NOI, PER MEDITARE. Una poesia di Antonio Liotta


I libri negli scaffali delle nostre librerie non sono vagoni depositati in una stazione dismessa, piena di erbacce, anche se dormienti, anche se silenti; non sono a binario morto,  in abbandono: sono in attesa, attendono desiderosi di rimettersi in moto e ritornare sulle note "tratte" o intraprenderne festosamente nuove. Questo accade quando estraiamo dalla fitta fila dei dorsetti un libro che avevamo già letto.   P. C. 





A TE UOMO

Uomo
scava...
Fammi sapere
se trovi qualcosa
che ti rasssomiglia...
Incatenare
il proprio io
è pericoloso,
ma non conoscerlo
non è umano...
E tu Uomo
non lo conosci,
o non ti importa di conoscerlo?
        
                                                                                  Palermo 2/4/68


Quarta di copertina


In Antonio Liotta, Perché la vita, S. F. Flaccovio Editore, Palermo 1971



2 commenti:

  1. sabato 11 aprile 2015
    Commenti al post tramite link su fb.

    Salvatore Indelicato:
    Scava nel profondo, Antonio Liotta, in questi versi. Spesso ci abbandoniamo alla superficialità di noi stessi, senza porci domande, a volte reprimiamo quello che la nostra personalità vorrebbe far esplodere. Dovremmo, allora, fermarci un momento e guardare dentro la propria anima e capire chi siamo e cosa vogliamo... Splendida, Antonio.

    Anna Moscato:
    Ci vuole coraggio per "cercarsi" e porsi di fronte a se stessi, riconoscendosi ed accettandosi. Talvolta, l'adattamento all'ambiente deturpa l'innato temperamento e ci si ritrova imprigionati in una personalità che ci appartiene nello stesso grado in cui ci può appartenere una maschera.

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  2. domenica 12 aprile 2015
    Commento al post tramite link su fb.

    Angelo Vita:
    È un 'libretto' poetico che conservo ancora gelosamente in libreria e che ogni tanto sfoglio per ricordare un periodo d'impegno culturale e politico condiviso con Antonio...conosco bene pertanto i suoi versi che fanno di Antonio un 'medico' della parola nell'atto di dare voce all'anima inquieta... Il suo poetare è un verticalizzare di versi che figurativamente vanno verso il basso la 'terra' e verso l'alto il 'cielo'...per scendere nel nostro profondo e cercarci ci vuole la stessa forza che per elevarci...ed è un tentativo continuo di 'scavare' con umiltà (humus-terra) per una gravidanza di 'cielo' (koilos) atta a partorire ciò che solo noi siamo e che il più delle volte 'abortiamo' per la nostra dismaturità a vivere la complessità bio/psichica che siamo... la 'vita' in Antonio è come un dolce 'perché' che accarezza ed interroga l'esistenza riportandola al suo senso primordiale per ri-condurla alla sua con/fusionale aletheia (rivelazione).

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