martedì 8 gennaio 2013

IL NIDO DELL'AMORE


Comu lu cani punta lu cunigghiu,

Luna ciaurava lu nnimicu odiatu…




Come il cane punta il coniglio
Luna subodorava il nemico odiato...

Sono due versi riportati nel libro Lu casu di Sciacca di Lorenzo Raso, la famosa disfida ultracentenaria dei Luna e dei Perollo.

Ebbene, questo cane che punta il coniglio e ciaurava lu nnimicu, i cacciatori direbbero naschiàva, mi ha subito richiamato, potenza delle immagini, un famoso episodio precedente il primo caso di Sciacca, che con Sciacca in qualche modo ha a che fare e ci fa capire la psicologia degli uomini, dell’attrazione degli uomini di potere per il potere e per le donne. Con o senza bunga bunga.




Bernardo Cabrera conte di Modica e gran giustiziere del regno, detto anche “almirante” (ammiraglio), alla morte di re Martino, avrebbe voluto per sé Bianca di Navarra, giovane moglie del defunto re, vedova non ancora ventenne e vicaria del regno. Bianca però non ne vuole sapere.

Quello che ha fatto il maturo Cabrera ce lo tramanda Lorenzo Valla.

Il Cabrera, che si trovava ad Alcamo, viene a sapere delle progettate nozze fra la regina ed il Peralta e decide di intervenire. Parte di notte per Palermo, a capo di molta gente d’armi e punta sullo Steri, dove risiedeva Bianca. Il rumore delle soldatesche entrate nella città avverte la vicaria del pericolo imminente; la regina, con le damigelle di corte quasi nude, corre al porto, s’imbarca su una galea comandata da Raimondo de Turillis e prende il largo verso il porto di Solanto.

Il Cabrera giunto dentro lo Steri ed appresa la fuga della regina esclamò: “mi è sfuggita di mano per la terza volta”! Quindi corre verso la camera da letto di Bianca e, guardando il letto disfatto e vuoto, disse: ‘ho perduto la pernice ma ho in mio potere il nido!

E subito, spogliatosi, s’infila nel letto ancora tiepido, e rivoltandosi, con le narici dilatate, alla maniera di un cane da caccia dinnanzi alla preda, si inebriava del solo profumo’.

Non sappiamo se rimanere commossi da tanto slancio o perplessi del gesto feticistico, ma l’immagine del cane che  naschìa è irresistibile.

(La citazione si trova nel libro di Francesco Giunta, Medioevo e medievisti, Salvatore Sciascia Editore, Caltanissetta-Roma 1971, pagg. 306/7)

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