mercoledì 3 ottobre 2012

I FOTODRAMMI SICILIANI DI MARIO VIRGA




                                                               “- Ma siete siciliano, voi?
                                             - perché no?”
                                                                             Elio Vittorini, Conversazione in Sicilia.

    
            “Di un fotografo per comprenderne un altro. Di Richard Avedon, americano, per parlare di Mario Virga. Siciliano. Perché no?
            Racconta Richard Avedon: “Un uomo giovanissimo stava disteso sul tavolo anatomico, aperto dalla gola a… fino in basso, con la cassa toracica spalancata. I piedi sporgevano oltre il bordo del tavolo, come quelli di un bambino oltre l’orlo del letto ed erano perfetti, inconciliabili con quel cadavere fatto a pezzi”.

            Quello che era stato il dramma di un uomo, per il fotografo si risolveva in un reportage. Analoga operazione compie Mario Virga ma con i Misteri di Trapani, il Festino, i “misteri” e i “festini” di tanti altri luoghi: egli ritrae le nostre care feste religiose, cadaveriche, annoiate, e le fa esplodere in deflagranti rossi, in psichedelici gialli, in falsoazzurri setosi. Rivitalizza così ciò che era diventato anemico.

            Specularmente, degli stessi avvenimenti religiosi abbiamo immagini in bianco e nero che vorrebbero essere, nella loro immota compostezza, più rassicuranti. Ma lo sono? L’umanità col suo debito mai placato verso il trascendente sembra interpretata da un collaudato cast di attori.

            Il Nostro, nel bel mezzo della festa, mentre il Santo procede, osserva, partecipa, individua soggetti, sceglie pose: la smorfia di chi erompe in canto, il gemito inaudito di chi è sovrastato dal sacro peso del fercolo, la donna boteriana, l’aggrinzita anziana, l’uomo compiaciuto che ostenta il gagliardetto, volti fanciulleschi che esprimono innocenti malinconie, un cane beffardo che bellamente se la dorme.

            Un campionario di espressioni è colto con la leggerezza di un battito di ciglia. Cosa può importare, per il resto, se il fotografo, tutto preso dal suo compito, immerso in quello spettacolo, si fa coinvolgere dalla commozione religiosa – ammesso che ci sia – o resta distaccato magari come Avedon? 

            L’importante è che fotografi, e sicuramente i “fotodrammi” siciliani di Mario Virga andranno ad arricchire – con la loro peculiarità del bianco e nero – un già ricco e prestigioso patrimonio di immagini che del mondo siciliano finora ha espresso non soltanto l’esteriorità”. 



              Così scrivevo nel 1998, presentando la prima mostra fotografica di Mario Virga al Palazzo municipale di Caltanissetta.  Affettuosa testimonianza di stima, la mia, ma prefigurando uno sviluppo, un discorso che si sarebbe venuto dispiegando nel tempo.

            Un discorso che, in margine ad impegni professionali molto pratici,  l’ha  portato ad allargare l’orizzonte degli interessi tradizionalmente siciliani, guardando ad altri modelli “non siciliani”, ad altri contenuti, ad altre sensibilità estetiche, ad altro taglio nell’inquadratura della realtà. 

       Era questo il senso originario del rimando all’americano Avedon, l’indicazione di un processo che l’avrebbe potuto portare lontano dai “maestri siciliani”, a partire proprio da loro.

           Scomponendo l’articolazione dell’impianto cromatico e iconografico iniziale, infatti, Mario Virga, sia con la rivisitazione delle Processioni religiose sia con gli scatti di Burano del 2012, attraverso i vitrei sguardi cromatici geometricamente definiti,  potrebbe collocarsi su una traiettoria che dagli iniziali fotodrammi  siciliani permeati di umanità lo fa pervenire ai “fotolemmi” ovvero ai particolari apparentemente insignificanti di una realtà che però viene ricreata mentalmente in una composizione che richiama molto la pittura, e quindi la foto artistica.

                                                                                                                     P.C.



















1 commento:

  1. M'imbatto oggi in un post interessantissimo su Richard Avedon che citavo a suo tempo quando ho presentato la mostra di Mario Virga.
    Ecco l'indirizzo:
    http://nastasicilia.blogspot.it/2012/12/la-sicilia-del-47-richard-avedon.html

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