domenica 4 giugno 2017

DIRE CIÒ CHE PENSIAMO. L'uso delle parole secondo la mia amica Emj



Come gli antichi notai che occupavano gli spazi vuoti di transazioni e atti con poesie e humanae litterae varie, è accaduto di imbattersi tra le carte forensi dell'amica, avvocatessa Emj Tulumello in riviste che esulavano dai tecnicismi legali, in libri ed opere varie echeggianti altre sonorità mentali e spirituali come ad esempio le poesie di Giorgos Seferis, la regola di San Benedetto, aforismi sapienziali.

Di pensieri sparsi ne riporto uno stampato in coda ad una tabella sull'importo dell'assegno sociale per gli ex invalidi civili regalatomi nel 2007 e che rimanda all'uso delle parole, quelle parole che molto dicono del senso del conversare, delle relazioni umane, di sé.
Parole non per vincere in un agone tribunalizio  e neanche per convincere ma semplicemente per meditare, per ricercare l'autenticità, per "essere".






Dire ciò che pensiamo
dà alla conversazione 
una portata più ampia
piuttosto che dire ciò che sappiamo.





ph ©pierocarbone (Barcellona 2010)



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