giovedì 26 novembre 2015

APPELLO PER UN RITRATTO DI IGNOTA MANO. Chi ha disegnato Nanà (Sciascia?) sul polistirolo?



Palermo. Una sera di oltre trent'anni fa. Ero in via Oreto. Non so se alla vigilia dell'esame di Estetica o Teoretica. C'era vento. Rotolavano lattine. Volteggiavano  sacchetti rigonfi di plastica. Anche i miei pensieri.

Mi distrasse un foglio di polistirolo che il vento sollevava da terra e allontanava non appena lo raggiungevo ed ero quasi ad un passo, quasi volesse giocare a rimpiattino; ad un certo punto, in un attimo di tregua del refolo giocherellone, con una mossa repentina lo bloccai, volevo porre fine a quel gioco bizzarro e lasciare il foglio al suo destino, ma non fu così.

Alla luce fioca del lampione intravidi delle linee, un disegno; incuriosito, mi piegai per raccoglierlo con le due mani e osservarlo meglio.
A distanza ravvicinata mi sembrò che quel disegno si rivelasse riaffiorando da una patina di sporco così come prende forma l'immagine dal negativo nella camera oscura.


Riconobbi come familiari le guance, il ciuffetto dei capelli, la sigaretta fumante tra le labbra, a fugare ogni dubbio era bene incisa la scritta "NANÀ". E' il modo familiare e affettuoso come noi chiamiamo i Leonardo in paese.

Che si trattasse del "nostro" Leonardo, lo scrittore? Ma chi l'aveva potuto disegnare? Un dubbio mi sfiorò visto che in una traversa di via Oreto, non molto lontano dal rinvenimento,  vi abitavano studenti racalmutesi ed uno in particolare si dilettava a dipingere e disegnare. Chissà! Magari venirlo a sapere ora, dopo trent'anni, sarebbe un piacevole amarcord per l'autore, per quegli studenti racalmutesi di via Armò ora profesiionisti, maturi padri di famiglia.

Intanto, lancio l'appello, modernamente su internet, pensando al banditore del paese conosciuto come lu zi Sariddru che per le strade stornellava gli annunci a pagamento; nel nostro caso probabilmente "abbannierebbe"  così: 
O figliuòòòòòòòòli,
  cu è ca lu sapi
 ca addisignà a Nanà Sciascia
 ntre un fogliu di polistirolu,
 si facissi a sentiri 
ca ci dammu lu viviraggiùùùu!



Chi ha indizi, li renda pubblici. Si faccia avanti l'autore, gli crederemmo in parola, senza ricorrere a perizie sofisticate di esperti d'arte.
Come viviraggiu, dal francese antico bevrage, ricompensa, un viviraggiu morale ossia l'attribuzione ufficiale del ritratto. Un regalo del vento di ritorno, dopo avere vagato per più di trent'anni.




Testo e foto ©piero carbone

4 commenti:

  1. Bellissimo! Caro Piero, posso condividerlo sul mio blog?

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  2. questo disegno è sicuramente di Angelo Scimè , che come me abitava in Via Armò,lui era solito fare di questi schizzi, ciao Piero sono Angrlo Sardo.

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  3. A questo punto, aspettiamo la conferma di Angelo Scimè. Grazie Angelo (Sardo) amichevolmente Gino, per l'apporto.

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