giovedì 27 novembre 2014

TANYA E CHARLIE, EREDI DI CARTE E RICORDI

Dopo il post  pubblicato l'altro ieri, 24 novembre, comprendente la cordialissima corrispondenza di Sciascia con l'amico Gino, finora pressoché sconosciuta e che tanto interesse ha destato almeno a giudicare dalle tante visualizzazioni, intervengono i figli di Gino Craparo, Tanya (Puck Puckpuck) e Charlie.

Al di là del valore in sé per il contenuto delle singole lettere, questo trittico epistolare finisce con l'assumere involontariamente ma oggettivamente un particolare significato poiché la "scoperta" e pubblicazione viene a coincidere con la mostra delle lettere inviate a Sciascia da intellettuali e artisti nell'arco di un cinquantennio; la mostra è stata inaugurata il 20 novembre scorso alla Fondazione Sciascia di Racalmuto, in occasione del venticinquesimo anniversario della morte dello scrittore racalmutese e venerdì prossimo sarà ufficialmente visitata dal Presidente del Senato della Repubblica Pietro Grasso.

 http://archivioepensamenti.blogspot.it/2014/11/lu-zi-ginu-caprera-lamico-nana-e-gli.html 

Prossimamente, avremo occasione di presentare lelettere di Sciascia e di Gino Craparo a Palermo, in una conversazione con intellettuali ed estimatori dell'autore di Todo modo.
                                                                                                      Piero Carbone (Palermo)
         



Eccomi, sono Puck Puckpuck alias Tanya Craparo. 
Sono felicissima per lo spunto offerto dal gentilissimo amico Piero Carbone che ha permesso di dare luce al nostro grande scrittore attraverso i documenti che custodisco gelosamente riguardanti la breve corrispondenza tra Leonardo Sciascia e mio padre che non è più tra noi.  
Inoltre, lo ringrazio sia per l’attenzione rivolta allo scrittore che per l’interesse mostrato nei confronti di mio padre il quale non perdeva occasione (e questo Piero non lo sa) per esprimere l’ammirazione che aveva nei confronti di “Pierino” (come egli lo chiamava) per la sua vivacità intellettuale.

Papà ci raccontava spesso con orgoglio di essere stato alunno di “Nanà” durante alcune lezioni private. E parlava di lui con un senso di ossequioso rispetto descrivendo il suo aspetto austero e i suoi silenzi durante i quali scrutava gli sguardi degli altri meditando. Per me e mio fratello, Leonardo Sciascia è stato sempre un punto di riferimento culturale ed un esempio di onestà intellettuale che ha influenzato i nostri corsi di studi.  

Per qualche anno ho fatto parte dell’associazione “Amici di Leonardo Sciascia” nella delegazione di Milano grazie ad un graditissimo regalo di mio zio Salvatore Liotta (anche lui di origine racalmutese e autore di un libro ricco di umanità, storia, storie particolari e valori individuali ed universali) che mi ha iscritto. 
Quindi, sono contenta di avere trovato casualmente ieri l’opportunità di condividere queste testimonianze con tutti coloro che saranno desiderosi di leggerle e con tutti coloro che riconoscono il valore della letteratura e dell’uomo che, attraverso i libri, ha dedicato la sua vita a raccontare con lucida verità la storia di una umanità locale ed universale.



La foto in cui ci sono mio padre e Leonardo Sciascia è stata scattata nel 1978 in occasione di un
viaggio in Sicilia di un mio cugino americano, Joe Picardi, che trovandosi in Italia aveva chiesto
a mio padre di fargli conoscere Nanà poiché lo aveva studiato all'università in America.

Tanya Craparo

Milano, 25 novembre 2014





                                                                                                                  Salerno, 26.11.2014

Caro “Pierino”,

mio papà era orgoglioso dell’amicizia che lo legava a Nanà Sciascia.  

Oltre alla corrispondenza che conserva mia sorella, mi ricordo di quando papà scoprì che ne Le Parrocchie di Regalpetra Sciascia aveva scritto "Avrei voluto vedere Mussolini ma così, incontrarlo senza la banda che suonasse, senza stare in riga. Quel ragazzo che conoscevo, che non si era lavata la faccia per una settimana perché Mussolini, al campeggio, l'aveva baciato, mi disgustava”
Il ragazzo era mio padre, quando da adulto se ne rese conto non gli fece piacere che si ricordasse quell’episodio. Doveva parlarne con lo scrittore.

Quando lo incontrò in paese lo rimbrottò dicendo “Nanà, e c’era bisuognu ca scrivivatu dda cosa di mia…?”, e Sciascia con sguardo sornione gli rispose “Ah, tu eratu?...” senza aggiungere altro.
Rimasero amici per tutta la vita, e continuarono a volersi bene.

Ma ritorniamo a noi.
Ti invio due foto di mio padre che da giovane si dilettava nelle recite teatrali a Racalmuto prima che partisse per l’America, già pubblicate sul gruppo Sali d’Argento.
In una foto, giovanissimo, recita con Rosalia Chiarelli; nell’altra, si trova al centro dell’immagine, e mia mamma riconosce alla sua sinistra Giugiu Di Falco e a destra uno dei fratelli Taverna.
Anche Sciascia partecipava alle rappresentazioni.

Infine, con l’occasione della rilettura delle lettere mi ha incuriosito lo scrittore irlandese Brendan Behan, citato da mio padre. Su Wikipedia trovo che Behan muore nel 1964 per diabete e alcool e, a conferma di quanto affermato da papà, che “Una volta accreditatosi come scrittore di successo non si fece sfuggire l'occasione di presentarsi ubriaco in varie trasmissioni televisive inglesi e americane”.

Ti ringrazio molto per l’attenzione che hai posto sul tuo blog per mio papà Ginu Caprera, come tutti i compaesani lo ricordano, anche se il suo nome all’anagrafe era Carmelo Craparo.

Un caro abbraccio

Charlie Craparo




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