martedì 4 novembre 2014

NATICHE PENSANTI

1.



Natiche pensanti. Natiche agognanti. Natiche pesanti

Che tristezza vedere appollaiate natiche sulla stessa poltrona che il medesimo proprietario delle natiche aveva criticato velenosamente fino al giorno prima come scomoda, deformante, bislacca.

Non era critica, allora! 
Ma stridore d'amore irrealizzato, lamento antico di uva irraggiungibile, rovescio di desiderio lontano,  utopia,  sofferenza di natiche distanti dall'amata affossatura di una poltroncina agognata!

In politica, ma non solo. E' il voltagabbanismo di sempre: dove c'è odore di potere, apparenza di vincenti...

Unni scura nun agghjorna, si dice in dialetto, un modo di dire che è in nuce un racconto e rimanda a mille e mille altri racconti: dove lasci uno la sera precedente non lo ritrovi all'indomani mattina, giusto il tempo di un pernottamento e già ha cambiato lido, pronto a dormire in un altro nido.  
Nel vecchio nido si lasciano ogni volta le penne vecchie, i vecchi pensieri, i vecchi convincimenti.  
Anche i serpenti lo fanno, mutare pelle, ma con minore frequenza, e comunque restano i serpenti che erano. 
A coloro, invece, che sono di repentina, radicale e frequente muta,  capita di lasciare in un nido le penne dell'upupa e ritrovarsi in un altro, quelle del cuculo: verso incluso.



1. Scultura di Salvator Dalì, fotografata al Teatro-Museo Dalí di Figueres. Ph ©archivioepensamenti



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