lunedì 17 febbraio 2014

UN SINDACO COME EDIPO O UN SINDACO COME CREONTE?

Dinanzi ai diversi modi di porsi nei confronti del potere ci saranno sempre un Edipo e un Creonte a contrapporsi. E non è certo la quantità di potere a determinare la contrapposizione. E' la bussola interiore che segna due nord diversi. Ce ne dà spunto di riflessione il prosieguo della tragedia antica, che è sempre preferibile ai tragediatori moderni se a tragediare pensano.  (Si cita con il permesso dell'autore).                                                     P. C.










EDIPO


Creonte, tu per me sei stato zio e co-

gnato, ma non hai saputo fare nulla per

la nostra famiglia. Eri immerso nel tuo

misero potere; tu, re mancato, ti com-

piacevi del potere e ne desideravi sem-

pre di più. Non sopportavi la mia felicità,

mi vedevi superiore a te, piu fortunato

di te, ma il mio potere era doppiamente

legittimo: sono stato re di Tebe perché

ho sconfitto la Sfinge, ma lo sarei stato

comunque, perche ahimé sono figlio di

Laio.


Se tu, Creonte, non avessi tramato as-

sieme all'ambiguo Tiresia, non saremmo

precipitati nel baratro del rimpianto.




Creonte parla volgendo la testa a destra e a sinistra, come per cercare un interlocutore che gli sfugge.



CREONTE


Pensavo che la vita, una volta conclusa,

si chiarisse e si mostrasse all'uomo in

tutta la sua essenza, invece tu continui

a restare fermo sulle tue posizioni ori-

ginarie, tutte basate sul fraintendi-

mento della realtà.




Io sono stato frainteso da tutti e temo

che sarò frainteso anche dalle genera-

zioni che verranno, se gli dei vorranno

concedermi 1'onore del ricordo.




Quando ce 1'avevi con me e pensavi

che volessi toglierti il potere, non ti ac-

corgevi che invece io agivo per il bene

della pòlis.




Tu sei troppo testardo, Edipo. Hai

agito per ostinazione, non per buon

senso.


Ti ho sempre rispettato. Quando mi

ordinasti di andare  a Delfi e tornai con

il responso di Apollo, avrei voluto

parlarti, dentro alla reggia,
 
ma tu non accettasti, hai voluto che ti

parlassi davanti a tutti.



L'arroganza ti ha rovinato, ma io volevo

il tuo bene. In fondo eravamo noi due

a decidere il da farsi per fronteggiare

la sciagura che gravava su Tebe.


Se tu fossi stato meno chiuso nei tuoi

pregiudizi, se non fossi stato così siste-

maticamente diffidente...




Edipo si allontana lentamente, a scatti. Ad ogni accusa di Creonte egli tende le mani per negare indietreggiando.






Angelo Campanella, La lunga vita di Creonte Re, Yucanprint Edizioni, Tricase (LE) 2011

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