sabato 16 novembre 2013

PREGHIERA DI UN REGISTA


Il regista è Giovanni Volpe e  "Preghiera" è il titolo del suo film che, nell'intervista di Barbara Lazzarin, definisce una sorta di "preghiera laica". 

Una preghiera che diventa film in cui s'incarnano  i morali pensamenti del regista e diventano, in maniera forte,  attori dialoghi scene musica.




"Il film, secondo la presentazione ufficiale, racconta la storia di tre fratelli, Maria, Lorenzo e Nina, rimasti orfani e poveri, occupano il sotterraneo della scuola di un paese siciliano.

Maria, la sorella maggiore, sempre in bilico sulla sottile soglia che separa la ragione dalla disperazione,  ha una forza e una rabbia tale che riesce, comunque, a reggere le sorti di tutti e tre, ossessionata com'è dal dover salvaguardare i fratelli, entrambi disturbati, da un mondo esterno che avverte nemico e il tentativo di simulare un'esistenza normale.

Marta, assistente sociale del comune, si schiererà dalla loro parte, cercherà di prendere tempo al dovere, a ciò che anche lei sa che in fondo sarebbe giusto.

Ma chi può realmente dire cosa è giusto e per chi lo è?



Quel tempo che le occorre per arrivare ad una soluzione il più indolore possibile: per i fratelli e per lo Stato. Una lotta, quella di Marta, contro se stessa e la sua coscienza, incapace di arrendersi all'evidenza di un destino che incombe, freddo e insensibile, su briciole di umanità che consumano la loro esistenza ai margini delle nostre vite.

Preghiera è il dialogo di una Donna a tu per tu con Dio, in cui tutta la frustrazione e la rabbia verso se stessa e contro il mondo, emergono nella ricerca di un significato per un'esistenza rimasta sospesa tra ideale e mera contingenza."



Dopo aver letto questa presentazione e avere visto il trailer del film, che non mi ha lasciato indifferente, ne ho voluto sapere di più. L'ho chiesto a Irene Milisenda che mi aveva inviato l'uno e l'altra ma preliminarmente ero curioso di sapere del suo interessamento al film.

Con piacere ho appreso che era dentro il progetto del film e ne curava redazionalmente la promozione. Incominciavo a respirare un'aria di famiglia, visto che lei è racalmutese come me, grottese il regista, agrigentini gli attori, i luoghi, l'autore della colonna sonora e tanti altri collaboratori.

Era motivo di campanilistico orgoglio accedere al film attraverso una qualificata testimonianza diretta, Irene infatti è laureata presso la facoltà di lettere e filosofia, corso di laurea in filosofia della conoscenza e della comunicazione e da poco ha iniziato la specialistica in scienza della comunicazione pubblica, d'impresa e pubblicità. 
Conversando, è scaturita l'idea di rivolgere alcune domande ad Antonio Lo Presti, l'attore che nel film interpreta Lorenzo.




    Come ti sei preparato ad interpretare Lorenzo? 
    Lorenzo è un personaggio dissociato, ha problemi sia fisici che psichici, un personaggio lontano dal mio essere. La preparazione è stata abbastanza lunga e impegnativa, sono stato messo a dura prova in intensi laboratori guidati dal regista Giovanni Volpe, con esercizi di difficoltà fisica: tenuto dalle braccia o legato in condizioni stressanti, per riuscire a far esplodere quella rabbia che Lorenzo sfogherà nel film.

    Perché questa rabbia?
    Per una serie di motivi, come la preoccupazione di rimanere lontano dalle sorelle qualora venisse trasferito in una clinica. 

    Dunque una preparazione fisica a questa rabbia da manifestare? 
    Non solo. La difficoltà nella preparazione continuava quando, insieme all'esplosiva rabbia, dovevamo aggiungere dei testi dell'Orlando Innamorato, perché Lorenzo è figlio di un Puparo, e sappiamo che il teatro dei pupi siciliani tanto si rifà all'epica cavalleresca, per cui quasi posseduto da un continuo ricordo di quella spensierata infanzia, vissuta tra le quinte del teatro del padre, esprimerà le sue emozioni citando dei versi in stretto dialetto palermitano.

    E' un personaggio interamente assorbito dalla rappresentazione di un'ossessione?
    Non in maniera esclusiva. Anzi, nonostante la situazione in cui vive, gioirà nel giocare con la sorella Nina, sarà felice nel ritrovare i suoi vecchi giocattoli d'infanzia, sarà sereno, felice e pacato nel vedere che tra loro fratelli c'è amore.



Ad Irene, invece, anche come spettatrice, ho voluto chiedere le sue impressioni:

"Credo che il film, stando al titolo, potrebbe ingannare, non si tratta in effetti di una preghiera fatta in chiesa, ma di una chiamata d'aiuto di una donna che non vuole separarsi dai fratelli perché, nonostante la situazione in cui vivono, l'unica cosa che conta per lei è rimanere unita ai fratelli.

Credo sia una situazione che non solo in Sicilia ma anche in altre parti viviamo e ne veniamo a conoscenza ogni giorno; nonostante ciò, non siamo in grado di aiutare, di fare un piccolo gesto verso chi ha bisogno. 
Una frase del film che mi è rimasta impressa è proprio questa: il giorno arriverà... ci troverà superstiti nella notte sopravvisuti ...!".



Dopo queste testimonianze non restava che ascoltare il regista. Sono rimasto colpito, come si dice quando apprendiamo idee che ci fanno riflettere, dalla conversazione tenuta con Barbara Lazzarin in previsione della proiezione del film al Ciak d’Agrigento, sala blu, nei giorni 18/19 novembre prossimi.

Giovanni, come familiarmente credo di poterlo chiamare e a cui esprimo compiacimento e apprezzamento per la sua affermazione professionale, rivendica con orgoglio che il suo film è espressione di un cinema indipendente, eppertanto realizzato "grazie a sua maestà il digitale".

Ha voluto mettere in scena "una storia contemporanea" che esprimesse a suo modo aspetti e problematiche della contemporaneità e ha cercato di farlo con un film che è la "sua" preghiera, la preghiera "del suo povero autore in primis",  una "preghiera laica" però, un "parlare all'altrui compassione".

Un aspetto con forza ribadito è che, col suo film "tosto", intende porre un "aut aut a un'umanità che si sta spegnendo dietro miraggi di tipo consumistico e sta denudando l'umanità del suo valore più importante che è l'umanità stessa".
Infine, una riflessione viene rilasciata quasi come messaggio e cioè che possono  spiccarsi "bagliori di speranza anche nella tragedia", anche dalla storia più rude come quella proposta dal film. 



Bagliori, aneliti, desideri, bisogni, verrebbe da concludere, di cui in fondo l'uomo ha realmente bisogno. 
Forse questa propensione indica il senso, recondito, di quella che dovrebbe o vorrebbe essere una ricorrente, immutabile preghiera contemporanea.




Il film PREGHIERA è di genere drammatico, durata di 97’(due tempi),
Tra i protagonisti del film: Luana Licata, Ilaria Mitidieri, Claudia Palermo, Antonio Lo Presti, Angelo Costanza e con Luciano Caratto nel ruolo del Sindaco.
Musiche scritte e orchestrate da Antonio Accursio Cortese.
Sceneggiatura di Giovanni Volpe con la collaborazione di Antonio Castronovo.
Produttore preghieracast&troupe.

Giornale di Sicilia, 14 novembre 2013


Trailer

Intervista a Giovanni Volpe. Prima parte

Intervista a Giovanni Volpe. Seconda parte



Ringrazio Irene Milisenda per la squisita disponibilità e per i materali messi a disposizione, qui utilizzati.

1 commento:

  1. Con piacere riporto il commento al post del regista Giovanni Volpe pubblicato su fb:

    Ma grazie Piero, non ti vedo da tempo e spero di incontrarti presto. Ciao e grazie ancora. Giovanni Volpe.

    RispondiElimina