giovedì 21 novembre 2013

IL DIALETTO E LA TOP TEN. Libro e intervista di Roberto Sottile



Aula Magna della Facoltà di Lettere e Filosofia di Palermo

Il dialetto e la modernità. Detto così sembra il titolo di una delle solite conferenze barbose che uno si aspetta di sciropparsi in un santuario della cultura come l'università, invece a sorpresa ti capita di sentire tutt'altra musica, già, in senso proprio, canzoni rap nell'aula più prestigiosa della Facoltà di Lettere di Palermo. Non mi sembrava vero. 

La sorpresa si è completata ascoltando i commenti, le spiegazioni, l'esegesi, o come dir si voglia, di Roberto Sottile. Un giovane e dinamicissimo docente universitario, oirginario di Caltavuturo, che sa prestare orecchio a ciò che avviene fuori e intorno alla cittadella accademica.


Roberto Sottile


Contenuti nuovi, nuovissimi, irriverenti, al limite dell'iconoclastia, diciamo socialmente impegnati, quelli delle canzoni analizzate. O rivoluzionari e arrabbiati? 

Era indubbiamente un evento culturale importante e non clandestino se quel pomeriggio era presente perfino il Preside della Facoltà. 
Peccato che mi sia perso gli altri appuntamenti in cui sono stati analizzati i testi di altri cantanti e cantautori siciliani tra cui Francesco Giunta.


Biggaspano alla Facoltà di lettere e Filosofia di Palermo, dicembre 2012

Per me comunque è stata una rivelazione che il rap, nato negli anni settanta nei quartieri più popolosi e disagiati di New York fra gli afro e latinoamericani, fosse approdato in Sicilia per esprimersi nelle forme del superstite dialetto. 

Superstite ma non moribondo, però, stando alla ricognizione del prof. Roberto Sottile nella sua recente pubblicazione: Il dialetto nella canzone degli ultimi venti anni, Aracne Editrice 2013, anche se le canzoni in dialetto non risultano tra le top ten delle canzoni più vendute sol perché "della canzone in dialetto non esiste una hit parade".

Questo e altri interessanti concetti l'autore ha ribadito in una recente intervista radiofonica che ha suscitato tanti apprezzamenti  raggiungendo una platea di ascoltatori che va ben al di là delle mura accademiche.

In questo post si riportano la nota redazionale dell'editore e l'Introduzione, ne seguiranno altri con i testi di due canzoni rappate da Biggaspano di Castelvetrano e i relativi commenti messi a disposizione generosamente da Roberto Sottile: Mmarruggati e pani duru del 2011 e Lu giru di li vili del 2008, più precisamente quest'ultimo brano è stato rappato dal gruppo "Dimora del Padrino" formato da Nino Campanella, Kool Magic Flow, Aspano, Doctor Jho'. Mario Drama.

Nota redazionale

Negli ultimi decenni la canzone in dialetto ha conosciuto una straordinaria fioritura in concomitanza con lo “sdoganamento” delle varietà locali.
Oggi che «il dialetto non è più un delitto» si assiste a un impressionante proliferare di canzoni nelle quali il codice locale è impiegato per ampliare il «potenziale di variazione», per soddisfare attese di poesia o bisogni espressivi ai quali l’italiano non sembra in grado di rispondere e, più in generale, per simboleggiare il ritorno alle radici come “meccanismo di difesa” dall’effetto alienante della globalizzazione.

Il volume descrive il dialetto nella canzone facendo riferimento ai testi di artisti prevalentemente siciliani all’interno di un panorama quanto mai eterogeneo: dai cantautori dello Star System, come Carmen Consoli e Franco Battiato, alle esperienze più locali e meno note.
Nota redazionale



di Roberto Sottile

Il variegato e ampio panorama della canzone neodialettale disegna un quadro dinamico e sfaccettato, all’interno del quale il codice locale – più o meno arcaicizzante, più o meno italianeggiante, più o meno mescidato all’italiano o ad altre lingue, più o meno «destrutturato» (cfr. Berruto 2006) – emerge nel riuso artistico quale straordinaria possibilità espressiva utile ad ampliare il «potenziale di variazione» (Moretti 2006) e a soddi- sfare l’«attesa di poesia» alla quale sono chiamate a rispondere tutte le canzoni.

Riformulando il felice titolo di un articolo, di oltre vent’anni fa, di Alberto A. Sobrero, si potrebbe dire che «la ricchezza linguistica non sta solo tra i ‘top ten’» (cfr. Sobrero 1990). Ma proprio perché della canzone in dialetto non esiste una hit parade, selezionarne un corpus per un’analisi linguistica è un’operazione piena di limiti e rischi.
La scelta delle canzoni resta, infatti, arbitraria, parziale, affidata per lo più alle “conoscenze personali”, al passa parola, alle incursioni, talvolta disorientanti, nella Rete dove si trova di tutto, ma spesso senza la possibilità di discernere tra percorsi artistici costanti ed esperienze episodiche, sporadiche e, qualche volta, perfino casuali.
Procedendo “per istinto”, resta forte il rischio che le canzoni prescelte non costituiscano un campione veramente esaustivo, bensì parziale e comunque non adeguatamente rappresentativo dell’ampio “mercato” della canzone in dialetto, alimentato, in buona parte, dalle autoproduzioni.

La descrizione del dialetto nella canzone degli ultimi vent’anni è qui svolta facendo riferimento a circa duecentocinquanta testi di una cinquantina di artisti prevalentemente siciliani all’interno di un panorama quanto mai eterogeneo: dai cantautori dello Star System, come Carmen Consoli e Franco Battiato, ai “cuntastorie” dei centri più remoti della provincia.
La prospettiva di unificare l’analisi di esperienze musicali di suc- cesso, non solo nazionale, e di produzioni – più spesso autoproduzioni – locali, è stata determinata dall’idea di presentare un quadro della canzone in dialetto che tenesse conto tanto dei diversi generi musicali (e di conseguenza dei diversi «filoni» ai quali può essere ricondotto lo specifico uso artistico del dialetto da parte degli autori)1, quanto della variabilità areale dovuta all’assenza, in Sicilia, di un dialetto di koinè.

Roberto Sottile con il cantautore Ezio Noto
"Disìu" di Ezio Noto

L’ampio corpus su cui si basa questa ricerca ha consentito, in effetti, di verificare per ciascun artista il grado di coerenza tra il suo dialetto di riferimento e quello dei suoi testi. In questo caso si nota che non sempre i tratti diatopicamente marcati sono riproposti nelle canzoni e, inoltre, alcuni di questi, pur comparendo nelle canzoni cantate, non vengono annotati nei testi scritti.
Queste significative discrepanze tra dialetto scritto e dialetto cantato, assieme all’impossibilità di reperire molti dei testi (assenti sia nei booklet dei cd sia nella Rete), hanno indotto a (ri)trascrivere tutte le canzoni analizzate con il sistema di nota- zione «fono-ortografica» messo a punto in Matranga (2007) e già ampiamente utilizzato per la trascrizione dei materiali dia- lettali dell’Atlante Linguistico della Sicilia2.

All’interno di un orizzonte che appare assai complesso, si tenterà di descrivere l’universo della canzone in dialetto secon- do molteplici prospettive.

Nel Capitolo I viene offerto un quadro succinto sulla situazione sociolinguistica odierna con particolare riferimento al rapporto lingua-dialetto, così come emerge dai dati quantitativi tratti dalle indagini multiscopo (Istat e Doxa) degli ultimi quarant’anni, e sui “nuovi usi” del dialetto nella comunicazione giovanile all’interno dei nuovi media e in relazione ai nuovi valori del dialetto proposti da Berruto (2006).

Nel Capitolo II si presenta una sintesi dello stato dell’arte degli studi sulla lingua della canzone, che ormai da diversi de- cenni è al centro degli interessi dei linguisti, tesi a verificare il suo rapporto con l’italiano di oggi e con le lingue dei nuovi media e il suo cedimento verso le varietà del repertorio “medie” e substandard, ivi compreso il dialetto per il quale Coveri (2012) individua il valore ad esso attribuito («lirico-espressivo» o «simbolico/ideologico») dai diversi artisti.

Da sx: Ezio Noto e Francesco Giunta

Nel Capitolo III viene fornita una panoramica della canzone dialettale siciliana i cui autori sembrano presentare una specifica predisposizione a “dialogare” con la cultura tradizionale, in modo tale che, assumendo il dialetto come proprio codice espressivo, essi fanno sì che questo trascini con sé i contenuti socioculturali che mediante quel codice sono “predicati”.
Vengono così presentati alcuni dei topoi ricorrenti nella canzone siciliana di oggi, per i quali verrà mostrato come essi siano riconducibili alla volontà dei differenti autori di assumere il mondo della cultura tradizionale (che è cultura dialettale) come metafora e bagaglio di immagini e valori socioculturali mediante i quali parlare nella e della contemporaneità.

Il Capitolo IV evidenzia, per i diversi livelli dell’analisi linguistica, quale dialetto emerge dalle canzoni e il suo grado di coerenza con i tratti dialettali dell’area di provenienza dei diversi artisti. Si noterà, inoltre, come, al di là della prospettiva areale, nelle canzoni degli artisti di mezza età, il dialetto appaia generalmente in una condizione di continuo antagonismo tra forme arcaiche e forme variamente italian(izzat)e; tra forme italianeggianti e forme destrutturate – un “semidialetto giovanile” quale varietà piena di malapropismi, ipercorrettismi, paretimologie e cortocircuiti omofonici, tipico delle produzioni di “parlanti evanescenti” – nelle canzoni degli artisti giovani e, comunque, di quelli che hanno acquisito il dialetto nel corso della socializzazione secondaria. In entrambi i casi, si vedrà, inoltre, come sul piano fonetico, morfologico e lessicale, sia spesso evidente la tendenza all’uso di forme mutuate dal dialetto della tradizione letteraria.

Il cantautore Francesco Giunta tra Vincenzo Ognibene ( a dx) e me a sx
Facoltà di Lettere e Filosofia di Palermo, dicembre 2012
Francesco Giunta traduce e canta Fabrizio De Andrè
http://www.youtube.com/watch?v=WH2lo9fvtuw


La necessità di indagare sui motivi che spingono gli artisti a scegliere il dialetto, sulle funzioni che essi assegnano all’uso di questo codice, sulle loro opinioni circa le ragioni dell’attuale ricchezza di produzioni musicali dialettali, sulla loro autopercezione delle caratteristiche del dialetto usato nelle canzoni, ha indotto a formulare un questionario (v. Appendice I) che è stato spedito ai diversi artisti, con la richiesta di compilarlo.


Il commento ad alcune delle risposte fornite costituisce il focus del Capitolo V. Nelle risposte è spesso possibile individuare uno stretto rapporto tra l’opinione che gli autori hanno del (le funzioni artistiche del) dialetto e la “qualità” del dialetto usato nelle canzoni. Ma questa qualità appare connessa anche alla competenza del codice dei vari artisti. Per tale ragione è stato anche chiesto loro di scrivere la propria autobiografia linguistica. E così le biografie presentate (Appendice II) permettono di gettare un po’ di luce sulle specifiche scelte linguistiche degli autori, che variano significativamente a seconda che il dialetto sia stato appreso nel corso della socializzazione primaria o secondaria.


Il volume contiene anche un’antologia di brani seguiti da un commento che, se non proprio volto ad analizzarli alla stregua dei testi letterari con la prospettiva di superare l’interesse per le «lunghe e (talvolta) grottesche digressioni su cosa dicono le canzoni» a favore di «una fredda rigorosa, quasi autoptica analisi sul come lo dicono» (Scrausi 1996, pp. 8-11), propone qualche nota, oltre che sugli aspetti linguistici, anche sullo strumen- tario retorico utilizzato. Inoltre nel commento dei testi viene generalmente evidenziato il loro rapporto con quelli di tradizione orale o con quelli in lingua appartenenti allo stesso genere.

Infine, poiché la natura di prodotto di nicchia della canzone dialettale fa sì che molti degli artisti che la praticano restino sconosciuti al grande pubblico, viene riportato in Appendice III un brevissimo profilo dei cantautori e dei gruppi dei quali sono citati i testi, con l’esclusione di Carmen Consoli, Franco Battiato e i Sud Sound System, artisti assai noti anche a livello internazionale.

Viene comunque esclusa la trattazione del genere neomelodico le cui canzoni, pur composte e cantate da autori siciliani, sono eseguite in napoletano.

Le parole straniere sono invece trascritte secondo l’ortografia delle rispettive lingue; le canzoni sono accompagnate dalle rispettive traduzioni per le quali viene eventualmente precisato quando si devono agli stessi autori; vengono anche segnalati i pochi casi in cui i testi presentati sono quelli scritti dagli autori, così come appaiono nei booklet dei cd o nelle trascrizioni appositamente fornite. La divisione in versi rende orientativamente la scansione ritmica e nella trascrizione mancano i segni di interpunzione, ad eccezione del punto fermo – che segna la fine di una strofa – e dei punti esclamativi e interrogativi.

ROBERTO SOTTILE, Il dialetto nella canzone italiana degli ultimi venti anni.
Prezzo: 13,00€ (ebook: 7,80€ );
Pagine:308;
Formato: 14 x 21;
Data pubblicazione: Settembre 2013;
Editore: Aracne;
ISBN:978-88-548-6378-1

http://www.aracneeditrice.it/aracneweb/index.php/catalogo/area/areascientifica/scienze-dell-antichita-filologico-letterarie-e-storico-artistiche/9788854863781-detail.html


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