domenica 9 dicembre 2012

IL NUOVO OMAGGIA L’ANTICO. Tulumello a Racalmuto



La mostra di Agostino Tulumello al Castello Chiaramontano di Racalmuto (22 dicembre 2007 - 28 gennaio 2008) ha rappresentato un esempio tangibile del dialogo tra antico e moderno. 
Nella  Presentazione che qui ripropongo  cercavo di chiarirne in qualche modo i termini. 





Dialogare con la modernità in provincia

C'è il colore, essenza del  pictare, ma non è pittura; c'è lo scotch increspato che fa volume, ma non è scultura; ci sono la colla e le lettere prestampate della réclame, ma non è un collage, forse è un bassorilievo industriale su multistrato appeso ad un chiodo su una parete con un anello metallico.
O più tecnicamente, come ebbe a scrivere Francesco Carbone nel 1990, una "composizione visiva realizzata nello spazio sia bidimensionale che tridimensionale in cui il colore, o l'espressione che si riferisce ai colori, non dipende più in questo caso dalla sintassi del linguaggio comune, dal sistema dei concetti e delle sue regole abituali, ma da paradigmi ideali dove Wittgenstein distingue una condizione di senso dell'enunciato dalle condizioni della sua verità".






Quella di Tulumello, ci si passi la definizione, è una costruzione di forme mentali colorate; che una tale pittura (ma può dirsi tale?) s'affacci sul palcoscenico racalmutese patria del "classico" o classicheggiante Pietro D'Asaro può sembrare un affronto tanto distante è dalla sua pittura nel tempo (tre secoli abbondanti) e nella sua stessa concezione: la pittura del D'Asaro, ricca di forme e di colori riconoscibili e riconosciuti, protende ad una rappresentazione fedele della realtà in tutte le sue epifaniche manifestazioni, sacre e profane; quella di Tulumello si rifiuta di rappresentare la realtà naturale  sic et simpliciter, ma appunto per questo la presenza delle sue opere "mentali", razionali, astratte, svolge una funzione didattica, perché fa emergere il confronto tra due forme antitetiche di fare arte, anzi, diciamo semplicemente diverse.
 O meglio, tra una forma tradizionale e un'altra che il critico francese Michel Tapié chiamava art autre.







Se assumiamo una delle due a tesi e l'altra ad antitesi, perveniamo alla sintesi del linguaggio pittorico o artistico in generale che, lungo i secoli, afferma se stesso pur negandosi contìnuamente, incessantemente, nelle sue svariate forme, attraverso la cosiddetta "ricerca" degli artisti.



Opera donata al Castello Chiaramontano


Il Castello Chiaramontano di Racalmuto, per definire una sua identità come "Castello intelligente delle arti e dei saperi", non legato sicuramente a meccanismi commerciali o di conventìcola, vuole essere un contenitore culturale o palcoscenico dove fare esibire il carosello espressivo delle arti, senza preclusioni di sorta: senza rifugiarsi acri­ticamente nell'antico, senza esorcizzare né enfatizzare il moderno. 
Un contenitore culturale di provincia, insomma, che ambisce a non essere provinciale. E non è poco. 

Racalmuto, Dicembre 2007.

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