mercoledì 28 novembre 2012

UN FOTOGRAFO SILENZIOSO

La testimonianza di Angelo Di Garbo su Arturo Patten

(seguito del post di ieri)






UN FOTOGRAFO SILENZIOSO

DI

ANGELO DI GARBO 


 Ho conosciuto Arturo Patten al museo di Palazzo Abatellis a Palermo, ma non avevo alcuna idea di chi fosse quell’uomo. 

Seduto nella piccola sala di Antonello da Messina guardava il dipinto dell’Annunziata e scriveva, pensava e poi ritornava a scrivere.
Tutto questo con una frequenza quotidiana e per diversi giorni.
In lui avevo percepito qualcosa di diverso rispetto ai  normali frequentatori del museo ma non dicevo nulla.




Successivamente, quando si accorse della mia silenziosa e discreta presenza, mi rivolse la parola. 
Allora argomentammo sulle diverse percezioni e sensibilità che in quella piccola sala predisposta  nella sua sistemazione dall’architetto Carlo Scarpa confluivano per vagare altrove. Parlammo dello sguardo dell’Annunziata, della qualità della luce emanata da quel piccolo capolavoro, della sua qualità pittorica, dello spazio prospettico rinascimentale e di nuovo, degli occhi profondi di Lei che incontravano adesso i nostri.
Patten, stupito dalla profondità dello sguardo di questo ritratto mi ricordò della potenza dell’altro lavoro di Antonello presente nell’isola, esattamente  al museo Mandralisca di Cefalù: Il Ritratto Dell’Ignoto Marinaio.



Inevitabilmente andavamo costruendo un rapporto, un filo conduttore che ci portava ad approfondire tutte le relazioni possibili riguardanti la grammatica del vedere. Parlammo e scriveva ancora e nulla mi faceva pensare che facesse il fotografo. Lo scoprii  quando mi chiese cosa facessi al museo e quando gli confidai che anch’io in qualche modo ero coinvolto dal mondo della pittura e soprattutto interessato a quello  dell’incisione e della calcografia. (Allora disegnavo le lastre di zinco utilizzando la tecnica della Puntasecca, ma lo facevo in casa non avendo mai avuto un vero studio d’artista).

Volle venire a vedere accompagnato da un suo assistente i miei lavori e rapidamente trasformò il soggiorno di casa in un vero e proprio studio. Fu allora, solo allora, che lo vidi fotografare. Arturo Patten era un fotografo silenzioso, dava poche indicazioni numeriche sui tempi della luce e nulla più… 



E’ stato l’unico “Amico” che seppe regalarmi uno studio “d’Artista”. Successivamente, mi invitò in un appartamento ubicato in un palazzo di Piazza Unità D’Italia, dove aveva organizzato uno studio volante, e lì mi fece dei ritratti. 

Di Arturo Patten, non seppi più nulla.
Solo dopo un paio di anni il suo assistente mi consegnò uno scatto del maestro americano rendendomi partecipe del suo definitivo andare. 

Conoscerlo è stata per me una bella lezione perché mi fece comprendere di come l’immagine debba prendere corpo a partire da una elaborazione mentale e da altrettanti attimi d’osservazione e riflessione. La fotografia era presente nella sua mente la fotocamera da lui usata, solo un mezzo, un giocattolo utile a materializzare i suoi pensieri continuamente in divenire.  

Palermo, 2008        

                                        Angelo Di Garbo  

















Foto dell'amministratore del blog                 





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