mercoledì 28 novembre 2012

PER PATTEN


1.



E quel progetto?
Circa quattro anni fa, Attilio Gerbino, curatore, assieme a Sebastiano Favitta, dellla Galleria Fotografica "Ghirri" di Caltagirone,  mi lanciava a suo dire un paio di “esche”, la prima riguardava la presentazione di un mio libro, la seconda una richiesta:

“Mi piacerebbe che scrivessi un testimonianza per il progetto editoriale "Memorie di un modello siciliano di Arturo Patten" collaterale alla sua mostra. 
La mostra si farà al Centro Valdese di Riesi tra dicembre e gennaio e a Caltagirone nei primi mesi del 2009. Come vedi il progetto gradualmente va in porto. So che non sei più assessore a Racalmuto (mi ha informato Angelo Pitrone) e questo mi dispiace perché avevi delle belle idee sul Castello e mi sa che la tappa di Racalmuto a questo punto salta. In ogni caso un tua testimonianza in forma quasi di memoria sarebbe un bellissimo ed originale contributo alle nuove tappe siciliane di Patten. 15 ottobre 2008.”

2.


Non so a che punto sia il progetto, ma so che varrebbe la pena realizzarlo, non solo per ricordare  la vicenda artistica ma anche quella umana di un fotografo d’eccezione che ha intrecciato l’una e l’altra alla Sicilia: raccogliere le testimonianze scritte di tutte quelle persone e di quei personaggi che Arturo Patten ha fotografato per una sua ideale e mentale galleria di volti siciliani, in particolare di artisti e scrittori, anche se di alcuni purtroppo non sarà più possibile.




3.

 Arturo Patten è nato a Torence, in California. Ha alimentato i suoi interessi per la fotografia facendo esperienze in America, in Europa, in India,  prediligendo la Spagna, la Francia, l’Italia; ha vissuto a New York, a Parigi, a Roma, è approdato in Sicilia dove ha posto fine al suo viaggio terreno. 

“Tante croci di ferro anonime – ha scritto Maurizio Masone nel libro-catalogo In fondo agli occhi, edizioni di passaggio, Palermo 2005, - circondano le spoglie di Patten nel piccolo cimitero di un villaggio a pochi chilometri di Agrigento, Montaperto. […] Arrivato in città decise di restarci. Che sia stato per scelta o no, è qui che è accaduto ed è qui che riposa. […]
Ma Patten lo conosciamo grazie ad Edith de la Héronnière, autrice del bel libro Diario siciliano. Dal vulcano al caos, edizione italiana a cura dell’Ippocampo, 2004 […]

Il libro evoca il rapporto di ammirazione e di dolore che la scrittrice ha stabilito con la Sicilia, sulle tracce spirituali dell’amico scomparso”.


4.



 Io lo ricordo così.





5.



Un pronubo incidente

L’appuntamento era per le tre del pomeriggio in via La Farina, al primo piano della palazzina dov’era allocata la libreria Sellerio. “Sarà per poco”, pensai; e posteggiai la macchina in seconda fila. “Sì”, confermò Patten, “non ci staremo molto”.  Con la macchina fotografica fra le mani, guardò fuori dalla finestra: se non ricordo male era un cielo di novembre. Commisurò l’apertura del diaframma, mi fece sedere su un cubo di legno e si mise a fotografare. Senza trucchi, ovviamente. Ricordo che l’unico aggiustamento fu quello di assecondare una piega naturale della camicia.

Mentre nel silenzio fioccavano i tipici clic degli scatti a ripetizione, confesso che ad un certo momento provai imbarazzo: mi sentii osservato, studiato. Non mi si chiedeva di cambiare posizione o di assumere estrosi atteggiamenti, ma era il fotografo che ricercava, credo, un punto prospettico, il “suo”, quello “esatto”, per catturare chissà che cosa, impercettibili sfumature. Si avvicinava, si allontanava, faceva muovere le racchette giganti in tela argentata al buon aiutante Luca Lo Jacono. Non smetteva di guardare fuori dalla finestra.  Crebbe il mio imbarazzo quando, pensando che fosse tutto finito, Patten estrasse diversi obiettivi: semplici? acromatici? doppi? aplanatici? anastigmatici?  Li paragonai ai ferri del chirurgo. Fece accendere i faretti e aprire grandi ombrelloni di tela bianca. Estrasse un pugno di rullini. Mi rassegnai: non riuscivo più a capire quale fosse il tempo necessario per fare quello che stavamo facendo: un ritratto fotografico.




6.

Lo capii quando, qualche ora dopo,  uscendo dal numero civico 10 di via La Farina, trovai sul parabrezza della mia povera auto una contravvenzione. Lì per lì, me ne feci una ragione: l’onore di un ritratto di Arturo Patten valeva bene  una multa salata. Ne ebbi conferma quando successivamente arrivò la foto del mio ritratto in bianco e nero: lo ammirai in sé oltre una comprensibile dose di narcisismo. Ne avrei avuto conferma dieci anni dopo, rivedendomi esposto accanto ad altri “personaggi” siciliani: importanti o meno importanti eravamo ugualmente i modelli di Patten. Feci appena in tempo a ringraziarlo telefonicamente, lui californiano, in una delle sue residenze europee, non ricordo se a Roma o a Parigi; anzi m’è rimasto il rammarico di non averlo mai più potuto rivedere per ringraziarlo personalmente. Lo faccio però idealmente ogni volta che la galleria dei suoi ritratti rivive nelle esposizioni che si vengono facendo in diverse città.  
                 
Altro che multa! Penso piuttosto che quell’incidente occorsomi davanti al numero civico 10 di via La Farina sia stato di buon auspicio pensando all’inizio di un cammino e che il romanzo di un altro americano, L’età dell’oro di Gore Vidal, comincia con la storia di un parcheggio.
                                                                                  
Palermo, 17 novembre 2008
  Piero Carbone




7.








Foto 1. Cartolina-invito per mostra di Agrigento
Foto 2. Cartolina-invito per mostra di Agrigento. Retro.
Foto 3. Cartolina-invito per mostra di Palermo.
Foto 4. Cartolina-invito per mostra di Palermo. Retro.
Foto 5. Durante la mostra ai Cantieri Culturali alla Zisa (Palermo). 
Foto 6. Elenco delle fotografie in Arturo Patten, In fondo agli occhi,edizioni di Passaggio, Palermo 2005
Foto 7. Antonino Masone mi fotografa accanto alla foto di Patten, Museo archeologico Regionale "San Nicola" - Agrigento, 17.12.2005














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