domenica 28 ottobre 2012

UN TEATRO E TRE TENORI A RACALMUTO




Il 5 luglio 2007,  il teatro Regina Margherita, alla vigilia della Festa del  Monte,  veniva aperto al pubblico secondo le modalità che ho descritto nel post  “Il bel canto e la macchina parlante” del 16 ottobre 2012.
Per l’occasione,  il maestro  Domenico Mannella ha tratteggiato magistralmente le diverse individualità artistiche di tre tenori racalmutesi in una nota critico-biografica distribuita in sala ai visitatori:  farla conoscere ora a chi non l’avesse letta allora, pubblicandola su questo blog, dopo averla pubblicata precedentemente su un altro blog, è un’ottima occasione per fare risuonare idealmente le voci che hanno veicolato  sogni e sensazioni con peculiare timbro e passione. 

 Sia  per dare un quadro più esaustivo dei tesori canori del nostro paese sia per comprendere passate vicende artistiche non ancora del tutto comprese e adeguatamente valorizzate, vale la pena riproporre l’autorevole intervento.

Nella speranza che la reiterazione del ricordo accenda fantasie celebrative e solleciti il giusto orgoglio di una comunità che per promuoversi,  nel nome dei suoi tenori  e dei suoi musicisti e con i loro repertori,   promuova concerti, recitals, stagioni liriche:  come fanno  a Torre del Lago con Puccini,  a Pesaro con Rossini, al Teatro Regio di Parma con Verdi. Forse a Catania con Bellini.  E far rilucere astri sotto il nostro cielo, in teatro o all’aperto: “ e lucean le stelle…”. (P. C.)





         Un paese di artisti

di 
Domenico Mannella

        Racalmuto ha dato i natali a grandi artisti, purtroppo ormai scomparsi, i quali oltre a costituire un vanto non solo per il nostro paese, la Sicilia e tutta la cultura ad alto livello, devono essere continuamente valorizzati per la tutela della memoria collettiva e ricordati come meritano, sia come racalmutesi che come artisti. La pittura ci ha dato Pietro D’Asaro già alla fine del 1500. La letteratura del nostro tempo ha avuto ed ha, ancora attualissimi, gli scritti di Leonardo Sciascia.


          E la musica? Salvatore Puma e Luigi Infantino

E la musica? Cosa ha dato la musica al paese? Non ci sono documenti, purtroppo, di un’attività musicale nei secoli trascorsi. L’unica pubblicazione interessantissima appena uscita riguarda l’attività bandistica di Racalmuto dalla seconda metà dell’800 ai nostri giorni. Da una particolare e approfondita ricerca di documenti raccolti dal prof. Giovanni Di Falco è venuta fuori l’origine dell’ antica scuola musicale racalmutese. Grazie ad essa Salvatore Puma e Luigi Infantino, nati a Racalmuto nel 1920 e 1921, anziché limitarsi a coltivare una semplice passione per la musica, o per gli strumenti musicali, hanno scoperto in loro doti eccezionali e talento innato per intraprendere gli studi per il canto lirico a livello professionale. Naturalmente  si facevano già apprezzare spontaneamente in paese. Da quel momento la loro vita era segnata dalla via musicale che li avrebbe portati a conquistare successi nei più famosi teatri lirici di tutto il mondo. 





Esperienze parallele  ma diversificate

I due artisti con la stessa origine, dello stesso paese, entrambi tenori, continueranno a fare sia esperienze parallele sempre di alto livello, e scelte artistiche personalizzate e diversificate dovute soprattutto a ragioni naturali, di ordine tecnico-musicale. La voce di Tenore infatti, pur indicando la voce più acuta tra le voci maschili non assicura uguale altezza, intensità e qualità a tutti coloro i quali la possiedono. Vi sono perciò molte diversità sui timbri vocali, sui colori che richiamano la voce chiara o scura, sui registri  o altezze preferite, le intensità forti o aggraziate più agevoli. 




  Ugualmente bravi, ma diversi

I diversi tipi di voci tenorili si possono riassumere in “Tenore di grazia”, con una tessitura o estensione acuta e dotato di agilità, come il “Conte di Almaviva” del Barbiere di Siviglia di G. Rossini. Inciso per la Cetra dal nostro Luigi Infantino nel 1950 con altri interpreti di spessore internazionale.
Il “Tenore lirico” con una migliore cantabilità dalla zona centrale a quella acuta.
Il “Tenore lirico o di mezzo carattere” come “Turiddu” della Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni, che ha avuto un interprete impareggiabile in Salvatore Puma, e “Cavaradossi” della Tosca di G. Puccini interpretato sia da Puma nel lontano 1956 a Tokyo e nel 1973 al Teatro Massimo di Palermo, sia da Infantino al San Carlo di Napoli nel 1946.
Il “Tenore lirico vero e proprio” , portato sulle scene dai nostri tenori, come il libertino Duca di Mantova del Rigoletto di G. Verdi, l’innamorato pittore Mario Cavaradossi della Tosca di G. Puccini, e dello stesso compositore l’innamorato di Manon, Des Grieux.
Il “Tenore lirico spinto” personaggio principale dell’Andrea Chenier, interpretato da Puma al Massimo di Palermo nel 1972, e Don Josè nella Carmen di G. Bizèt, portato felicemente in giro nei teatri di tutto il mondo dai nostri tenori.
Per finire il “Tenore drammatico” con voce potente e accenti forti, come l’Otello di G. Verdi e il Sansone dell’opera omonima di Saint-Saëns magnificamente interpretati da Salvatore Puma.



Grandi artisti e apprezzati professionisti

 Tantissimi altri personaggi sono stati valorizzati sulla scena del canto dai nostri tenori. Tutti e due hanno interpretato nei capolavori di G. Verdi, oltre i già citati, il guerriero Radames dell’ Aida, l’innamorato Alfredo della Traviata. Nelle opere di G. Puccini il poeta Rodolfo della Bohème, il principe Calaf della Turandot, il tenente Pinkerton della Madame Butterfly. Il capocomico Canio nell’opera Pagliacci di R. Leoncavallo, Lord Edgardo nella Lucia di Lammermoor di G. Donizetti. Lohengrin nell’opera omonima di R. Wagner, il Conte Loris della Fedora di U. Giordano, il nobile Grimaldo nella Gioconda di Ponchielli, il Faust nella stessa opera di C. Gounod, Vasco de Gama nell’Africana di Meyerbeer. Sedici tra i più grandi capolavori operistici che offrono, anche al tenore di oggi, un panorama così vasto, ampio e articolato di caratteri, sentimenti e personaggi da fare rivivere con il canto e la recitazione. Da incutere timore, rispetto e ammirazione per il piacere estetico.





Salvatore Puma



Successo di pubblico e di critica

Molti altri sono stati i capolavori scelti dall’uno e non interpretati dall’altro e viceversa. Giustamente per seguire la scelta più appropriata al proprio timbro vocale regalato loro dalla natura. Quello di Tenore lirico di grazia per Luigi Infantino e l’altro Tenore lirico spinto e drammatico per Salvatore Puma. Con i quali timbri vocali personali si può dare voce ai personaggi diversi già previsti dai compositori.
Per Puma nelle opere di Trovatore, Forza del destino, Ballo in maschera , Ernani, Nabucco,  Tabarro,  Iris, Norma, Mefistofele, Guglielmo Tell, e moltissime altre.
Per Infantino nell’Elisir d’amore, Barbiere di Siviglia, Sonnambula, Cenerentola, Pescatori di perle, Flauto magico, Don Giovanni, Falstaff, Rienzi, e moltissime altre.
Grandi apprezzamenti e successi popolari per i nostri tenori sia da parte del pubblico di livello internazionale che da parte della critica specializzata. Anche se qualche volta questa critica musicale non ha gradito gli sconfinamenti oltre il proprio registro vocale soprattutto per Infantino, e qualche volta si è mostrata timida nei confronti di Puma.
Ora, dopo queste brevi note, le nostre voci della lirica meriterebbero approfondimenti adeguati alla loro statura di artisti, studi critici musicali ampi, e pubblicazioni intese a conservare e diffondere quanto con l’arte del canto siano riusciti a realizzare due racalmutesi. Molte notizie si raccolgono su internet digitando nei vari motori di ricerca come Google  i nomi e cognomi di S. Puma e L. Infantino.



Luigi Infantino


         Carmelo Scimè:  valente tenore,  per diletto

Quando si parla dei tenori racalmutesi corre l’obbligo ritagliare uno spazio ben definito per un’altra bella voce di Racalmuto, Carmelo Scimè, classe 1924. Pur non avendo scelto, per vari motivi, il canto come professione principale, viveva a Roma infatti dove gestiva una gioielleria, conservò per tutta la vita la passione per la lirica. Curava con meticolosità e raffinatezza l’emissione della sua voce, il suo timbro di Tenore lirico e l’espressività nel canto. L’unica testimonianza della sua voce, che ci rimane al momento, è l’incisione su disco 45 giri per la Melody del famoso Inno racalmutese di carattere sacro “La vinuta di la Madonna di lu Munti”. A quella registrazione nel lontano 1975, partecipò il gruppo corale folkloristico racalmutese “A Virrinedda”. La voce di Scimè in questo disco appare chiara , nitida, espressiva, pronta a mettere in luce ed esprimere i significati più profondi della religiosità contenuta nel testo.
 Per finire, la musica ha sempre dato tanto al paese, sono certo che Racalmuto saprà sempre ricambiare e incoraggiare tutti coloro i quali esprimono con la creatività musicale la propria appartenenza ad una paese di grandi sentimenti e di grandi artisti.

Racalmuto, 2 luglio 2007                        
                                                                  






Salvatore Puma

Luigi Infantino
http://www.youtube.com/watch?v=aLlu6Oo3MUA














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